Il riscatto personale in un’epopea popolare
Dopo essere già comparsa su Netflix, è approdata su Canale 5 La cattedrale del mare, una serie spagnola in otto puntate che vuole essere la trasposizione filmica dell’omonimo romanzo di Idelfonso Falcones, autore anche di altri racconti di successo dove una parte interessante è sempre dedicata all’aspetto religioso...
Dopo essere già comparsa su Netflix, è approdata su Canale 5 La cattedrale del mare, una serie spagnola in otto puntate che vuole essere la trasposizione filmica dell’omonimo romanzo di Idelfonso Falcones, autore anche di altri racconti di successo dove una parte interessante è sempre dedicata all’aspetto religioso. Come dice il titolo, la trama racconta le vicende della costruzione, nel secolo XIII a Barcellona, di una nuova chiesa dedicata alla Vergine Maria. Il nuovo edificio sacro, che aspira a godere del titolo di cattedrale, viene innalzato grazie all’apporto fondamentale delle persone più povere, quasi per volerne fare il loro punto di riferimento di devozione, in contrapposizione alla chiesa madre, dove il vescovo ha la propria sede. Il nuovo tempio, infatti, è edificato sulla riva del mare Mediterraneo. Al centro della vicenda vi è un piccolo bimbo, Arnau Estanyol che, dopo una serie di tristissime vicende familiari, diventato adulto si adopera per erigere la nuova chiesa, e in questo modo trova anche l’amore. Questo sentimento, però, per varie circostanze non può essere ricambiato formalmente. Accanto a questa storia romantica, il protagonista cerca il riscatto sociale dalla propria condizione di miserabile, suscitando così l’invidia di molti arricchiti.
Questa fiction storica, che presenta anche alcune scene di massa, è girata soprattutto con tonalità di colore scuro o chiaroscuro, per la maggior parte all’imbrunire o di notte, quasi che la mancanza di luce voglia comunicare il messaggio che questo grande numero di poveri non ha un vero volto da esibire, non è loro riconosciuta la dignità di persone. I sentimenti e le azioni che li animano, tuttavia sono spesso segnati da malvagità e cattiveria. La grande epopea degli umili non è, dunque, solo un percorso di rivendicazione sociale, ma anche un cammino interiore dell’uomo che si vuole riscattare dalle sozzure e cattiverie proprie o che ha dovuto subire.
Senza voler svelare il finale, le ricostruzioni sceniche piuttosto approssimative sembrano più adatte a una soap opera che non a una serie in costume. Si respira, di puntata in puntata, qualcosa di troppo costruito, perfetto, quasi fossero le pagine patinate di un fotoromanzo. Rispetto al carattere avvincente dello scritto, la narrazione televisiva si presenta, invece, con un andamento lento e fiacco. Le luci abbassate servono anche per coprire la scarsa qualità degli artisti, bisognosi di calarsi con più esperienza nei panni dei loro personaggi.
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