“Baciato dal sole” ma non dal talento
A forza di raccontare le storie di tutti, la televisione finisce anche per fare della metatv, ovvero per narrare la vicenda di chi si muove nel mondo televisivo. Baciato dal sole illustra la situazione di un ragazzo protagonista di uno degli ennesimi talent-show che imperversano sul piccolo schermo, che si ritrova coinvolto, suo malgrado...
A forza di raccontare le storie di tutti, la televisione finisce anche per fare della metatv, ovvero per narrare la vicenda di chi si muove nel mondo televisivo. Baciato dal sole illustra la situazione di un ragazzo protagonista di uno degli ennesimi talent-show che imperversano sul piccolo schermo, che si ritrova coinvolto, suo malgrado, in un gioco molto più grande di lui, dove a dettare legge è solo la sete di potere. Se la strada del successo artistico a un certo punto gli viene quasi per miracolo riaperta, quella dell’equilibrio personale invece sembra inesorabilmente perduta e intrappolata dentro un meccanismo televisivo che non rende affatto giustizia ai suoi talenti migliori.
La vicenda del giovane Elio Sorrentino ricalca i cliché di molte altre storie simili in cui artisti arrivati immediatamente al successo, si rivelano incapaci di gestire la notorietà, con il rischio reale di soccombere sotto il peso di una personalità troppo fragile. Nelle prime puntate il protagonista, più che baciato dalla buona sorte, pare l’immagine del fallimento, con alle spalle un percorso familiare alquanto tribolato che torna utile per richiuderlo nel ruolo di artista di seconda mano.
Questa nuova serie non brilla certo per originalità di trama e qualità del cast. Il suo confezionamento finale, anzi, la fa assomigliare più a una soap-opera che non a una fiction. Le scenografie sono abbastanza fisse, i dialoghi alquanto appiattiti e scontati, i meccanismi narrativi più che prevedibili. Eppure la scelta di proporre storie del genere sul piccolo schermo è perfettamente consona con una linea editoriale che attribuisce alla tv il ruolo di coscienza morale di un popolo. Così autori e produttori, tra cui Agostino Saccà, ex-direttore di Rai fiction, si prendono la briga di mettere in guardia dai pericoli i giovani che vanno a cercare fortuna per diventare, magari in fretta, personaggi dello spettacolo, senza badare prima a costruirsi come persone.
L’attore Guglielmo Scilla catapultato dal web, dove ha raggiunto un minimo di popolarità nel mondo giovanile attraverso un proprio canale su YouTube, direttamente alla prima serata di Rai Uno, ne è l’emblema formidabile. La sua inesperienza è lampante e dannosa per il risultato finale. Anche per lui c’è il rischio che questa fiction, come per il personaggio cui dà il volto, sia l’unico momento di notorietà. Gli altri comprimari si allineano benissimo in questo scenario senza pretese e senza suspense che raggiunge comunque il 16% di share. Almeno l’audience bacia questa soporifera serie che concilia il sonno dei telespettatori.