Non si può criminalizzare l'ingenuità di due ragazze
Sulla storia di Greta e Vanessa, le due ragazze di Bergamo e Varese rapite in Siria e liberate pochi giorni fa, sarà solo il passare del tempo a far calare quella cortina di silenzio, che consentirà loro di uscire dal vespaio di critiche che si sono tirate addosso in questi giorni. Un vero e proprio assalto alla diligenza, soprattutto per via di quei dodici milioni di euro, che sarebbero stati pagati per il loro rilascio. E quando ci sono di mezzo i soldi tutti diventano moralisti e trasparenti d’animo come un cristallo Baccarat. Poi la coerenza spesso è quella che è, ma ciò fa parte delle impurità del cristallo...
Sulla storia di Greta e Vanessa, le due ragazze di Bergamo e Varese rapite in Siria e liberate pochi giorni fa, sarà solo il passare del tempo a far calare quella cortina di silenzio, che consentirà loro di uscire dal vespaio di critiche che si sono tirate addosso in questi giorni. Un vero e proprio assalto alla diligenza, soprattutto per via di quei dodici milioni di euro, che sarebbero stati pagati per il loro rilascio. E quando ci sono di mezzo i soldi tutti diventano moralisti e trasparenti d’animo come un cristallo Baccarat. Poi la coerenza spesso è quella che è, ma ciò fa parte delle impurità del cristallo.
Dico subito, giusto perché sappiate come va la storia, che il valore della vita di una persona non si può monetizzare. Dieci, dodici, venti… milioni. Non lo so, ma so di certo che sono contento che queste due giovani ragazze siano a casa loro, restituite ai loro affetti e con nuove prospettive di vita sulle quali programmare il loro domani.
Il ministro degli Esteri ha fatto sapere che il governo non ha sborsato un centesimo, in quanto le richieste di riscatto non rientrano nelle logiche di lotta al terrorismo adottate dall’Italia. Non abbiamo motivo di dubitare della sincerità del ministro, anche se sappiamo benissimo che si tratta di una verità ad uso dei devoti di San Ghecredo.
La verità vera, quella dei devoti di San Tommaso, è che in questi frangenti a pagare sono i servizi segreti, quegli stessi servizi che hanno a disposizione un certo budget per far fronte a simili emergenze e che lavorano nell’ombra per portare a casa le persone sotto sequestro. Gli stessi servizi che pagano anche mafiosi, camorristi e delinquenti vari per ottenere informazioni utili per sgominare centri di criminalità. Di solito queste operazioni rimangono segretissime, come già accaduto in vicende legate all’Iraq o alla Libia. La differenza nel caso delle due ragazze è che questa volta si è sbandierato in piazza il prezzo del riscatto, con il bel contorno di polemiche che abbiamo visto.
A voler muovere qualche critica, val la pena sottolineare l’ingenuità delle due volontarie nel decidere di recarsi in uno scenario di guerra, sia pure con intenti caritativi. Siria e Iraq, Libia, Yemen… non sono soltanto territori devastati dalla violenza, ma sono zone di guerra in cui sono saltate tutte le regole minime previste dai patti internazionali fra belligeranti. Il tutto aggravato da una cultura radicata, in cui alla donna non è consentito alcun protagonismo, se non quello di scodellare bambini e, nel caso dell’Isis, anche imbracciare le armi per far fuori il nemico. E comunque una cultura maschilista, che non sembra nutrire attenzioni riverenziali verso la donna, tanto meno se straniera.
Possibile ci chiediamo, che nessuna organizzazione umanitaria, oltre la Farnesina che invita ad evitare quei luoghi come una epidemia di colera, le abbia avvertite dei rischi gravissimi cui andavano incontro? Alcune situazioni della vita ci piovono addosso implacabili e impreviste, ma nulla era più prevedibile di quanto accaduto a Greta e Vanessa. Se la sono un po’ cercata. È tutto quello che ci sentiamo di dire.
Ma questo non ci consente di demonizzarle. Primo perché ognuno nella vita ha il diritto di sbagliare, soprattutto se in buona fede. In secondo luogo, perché tutta la società è piena di situazioni, che costano moltissimo alle casse dello Stato e che dipendono esclusivamente dai comportamenti a rischio dei cittadini. E non penso solo a chi va a sciare fuori pista e poi deve essere recuperato, vivo quando va bene, e con ingenti sforzi economici e fisici, nonostante i ripetuti avvertimenti di evitare di uscire dalle piste. Ma penso anche a quanto costa alle finanze pubbliche il mancato rispetto delle regole stradali, l’abuso di alcol e droghe e tante altre “cattive abitudini”, che finiscono per diventare veri e propri salassi per le tasche degli italiani.