Ma a chi fa gioco presentare gli alpini come nemici delle donne?
“Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà”. Non sappiamo se la paternità di questo detto vada attribuita a Jean Jacques Rousseau, a Voltaire o, come sembra più probabile, al filosofo inglese Francesco Bacone. Di sicuro, quello che sanno gli alpini è che da alcuni anni stanno sperimentando, a loro spese, quanto questo detto sia dolorosamente vero...
“Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà”. Non sappiamo se la paternità di questo detto vada attribuita a Jean Jacques Rousseau, a Voltaire o, come sembra più probabile, al filosofo inglese Francesco Bacone. Di sicuro, quello che sanno gli alpini è che da alcuni anni stanno sperimentando, a loro spese, quanto questo detto sia dolorosamente vero.
Avvisaglie se ne avevano avute da tempo. Ricordo il 2018 a Trento, durante l’adunata che ricordava il centenario della fine della Grande Guerra. A parte qualche gesto dimostrativo di gruppi anti-italiani e anti-militaristi, ci fu qualche mormorio, buttato lì sommessamente, quasi per indagare se anche quella potesse essere una strada da percorrere. Si cominciò a sussurrare che gli alpini molestassero le donne. Ma tutto finì lì e la storia sembrò andare in dimenticatoio.
Qualche anno di silenzio e poi ecco esplodere la bomba a Rimini nel 2022. Il movimento femminista “Se non ora quando?” scese in campo denunciando oltre cinquecento casi di violenze e molestie sessuali. Per giorni e giorni stampa e Tv misero in croce l’associazione d’arma più grande e amata al mondo, quella degli alpini, accusandola di volgare machismo e sessismo. Ferita e umiliata, l’Ana si mise a disposizione e chiese che venisse appurata la verità. Chi aveva subito molestie o violenze parlasse, andasse a denunciare. Nessuno si presentò. Vi fu un’unica denuncia, ma talmente generica che il magistrato decise di archiviarla immediatamente. Nessuna colpa, ma intanto il dubbio si era infiltrato dando corpo a quel detto sul sospetto, per cui non si dice vacca se non c’è almeno un pelo grigio.
Questa domenica 14 maggio, a Udine si terrà la 94ª adunata nazionale. Una città alpina per antonomasia. Tra le sue montagne ostiche e di frontiera, sono passate generazioni di alpini. Qui si sono conosciuti gli orrori di guerre fratricide, fatiche disumane, insieme a ideali forti, pari solo all’indole friulana. Ungaretti, che qui combatté fianco a fianco a tanti soldati, tradurrà tutto questo in un verso che passerà alla storia: “La morte si sconta vivendo”.
In queste terre, alpini sotto lo stemma della Julia hanno presidiato i confini ai tempi della Guerra fredda. Qui, negli anni Settanta, con il terremoto del Friuli e la successiva ricostruzione in tempi rapidissimi, le penne nere dettero prova del loro valore, ispirando all’onorevole Zamberletti l’idea di una Protezione civile nazionale, che emulasse quanto aveva visto fare dagli alpini.
Domenica torneranno ad Udine questi alpini, ma avvisaglie di ostilità non mancano. Gruppi di femministe hanno dato ordine di fare loro delle provocazioni, mentre qualche complice si farà carico di riprendere le scene di nascosto, da mandare poi ai media e agli organi di polizia. Imboscate messe in piedi allo scopo di dare il colpo di grazia alla loro credibilità. Non male per essere iniziative di signore che vorrebbero predicare una loro presunta superiorità morale.
“Invitiamo chiunque subisca attenzioni moleste a rivolgersi subito alla Polizia e a usare tolleranza zero. Si può usare anche l’app della Polizia YouPol per inviare filmati e facilitare l’individuazione dei colpevoli. Consigliamo a tutti di scaricarla preventivamente”, fa sapere Andreina Baruffini Gardini, presidente dell’associazione “Se non ora quando?”. Quando si dice la classe.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento