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Voltare pagina all’odio

“Voltare pagina”: è l’espressione solitamente usata per decretare la conclusione di un’esperienza, positiva o negativa che sia stata, relegandola di fatto al passato o all’oblio e rendendola insignificante per il presente e per il futuro...

Parole chiave: Editoriale (407), Luca Passarini (100)
Voltare pagina all’odio

“Voltare pagina”: è l’espressione solitamente usata per decretare la conclusione di un’esperienza, positiva o negativa che sia stata, relegandola di fatto al passato o all’oblio e rendendola insignificante per il presente e per il futuro. Non è il da farsi rispetto alla rassegna “Poeti sociali”, perché non rimangano solo le sale piene e l’apprezzamento. Al massimo possiamo “voltare pagina” nel senso di sfogliare questo nostro settimanale che continuerà a rendere conto di tanta “poesia”, intesa come la creatività con cui inventare risposte alle situazioni critiche della nostra realtà.
“Voltare pagina” è il rischio in cui si potrebbe incorrere rispetto alla seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si conclude ufficialmente con la Messa di domenica 27 ottobre. Se ci si vuole limitare ai dati tangibili, rimangono praticamente solo poche immagini e alcune relazioni che rischiano di non essere lette da nessuno; se non fosse che la sinodalità è stata scelta come stile da cui la Chiesa non può (più) prescindere.
Resta anche, a dire il vero, la testimonianza di uno dei padri sinodali, mons. Mounir Khairallah, vescovo cattolico maronita di Batrun. Così ha raccontato: «Quando avevo cinque anni, qualcuno venne a casa nostra e uccise brutalmente i miei genitori. Ho una zia che è una suora nell’ordine maronita libanese. Ella venne a casa nostra per portare noi quattro figli – il maggiore aveva sei anni – al suo monastero. In chiesa, ci ha invitato a inginocchiarci e a pregare Dio per la misericordia, per amore. Ci ha detto: “Non preghiamo tanto per i tuoi genitori. Preghiamo invece per coloro che li hanno uccisi e cerchiamo di perdonare per tutta la vita».
“Voltare pagina”, inteso come perdonare e non considerare mai più nessuno come nemico è stata la sua scelta, poco condivisa e compresa pure da molti suoi concittadini, di tutte le fedi. Da vero poeta sociale si sta spendendo per costruire la pace ogni giorno e per questo è stato molto credibile quando ha detto: «Penso che la decisione più grande da prendere sia che la Chiesa, attraverso questo Sinodo, sia messaggera di vivere insieme, cioè nell’ascolto dell’altro, nel rispetto e nel dialogo reciproco, per liberarci tutti dal timore dell’altro».

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