Regali di Natale? Ecco a chi potremmo farli...
L’inizio dell’Avvento questa domenica ci ricorda che si stanno avvicinando a grandi passi le festività natalizie e con esse gli immancabili tormentoni e spot televisivi improntati al consumismo. Saremo informati – prima ancora che i fatti accadano: incredibile a dirsi, eppure tutti gli anni è così; o almeno vogliono farcelo credere – su quanto della tredicesima se ne andrà in regali, in cenoni e pranzi, in botti di fine anno, in vacanze sulla neve o in località più o meno esotiche, anche se il clima (e non mi riferisco certo a quello atmosferico) fa intuire che forse le grandi capitali europee e i viaggi all’estero in generale non saranno gettonati come nel recente passato...
L’inizio dell’Avvento questa domenica ci ricorda che si stanno avvicinando a grandi passi le festività natalizie e con esse gli immancabili tormentoni e spot televisivi improntati al consumismo. Saremo informati – prima ancora che i fatti accadano: incredibile a dirsi, eppure tutti gli anni è così; o almeno vogliono farcelo credere – su quanto della tredicesima se ne andrà in regali, in cenoni e pranzi, in botti di fine anno, in vacanze sulla neve o in località più o meno esotiche, anche se il clima (e non mi riferisco certo a quello atmosferico) fa intuire che forse le grandi capitali europee e i viaggi all’estero in generale non saranno gettonati come nel recente passato.
Così pure i telegiornali non mancheranno di informarci puntualmente il giorno prima sui piatti tipici delle festività secondo le diverse tradizioni regionali e il giorno dopo sui metodi per tornare in forma eliminando il chiletto di troppo. Insomma: tutto già visto e sentito. Ogni anno la stessa solfa.
Non è assolutamente questo il senso del Natale cristiano; anzi, ne è la sua mercificazione ma è comunque preferibile a notiziari diventati nelle ultime settimane dei veri e propri bollettini di guerra. Dove non si parla d’altro che di violenze e atrocità: dagli attentati di Parigi e in Mali, alla ricerca del terrorista Salah che ha bloccato per giorni Bruxelles (non vorrei essere nei panni dell’omonimo bravo giocatore della Roma...); al jet russo abbattuto dalla Turchia... Insomma, vien voglia di desiderare almeno un po’ di quella leggerezza alla quale stiamo disabituandoci in fretta. Sarà pure insulsa, prevedibile, vuota, ogni anno uguale a se stessa, ma almeno non alimenta quei timori e quelle paure che rischiano di rubarci la speranza gioiosa che, non dimentichiamolo, è la caratteristica primaria dell’Avvento cristiano ed è fondata sull’attesa della venuta di Colui che, unico, salva e redime.
A dire il vero tra le tante previsioni che le diverse organizzazioni forniscono ogni anno su come gli italiani spenderanno la tredicesima ci piacerebbe trovarne un’altra, ovvero quella sul denaro donato in beneficenza. Perché se numerose sono le proposte consumistiche, non mancano, soprattutto in questo tempo, le occasioni per fare del bene a chi ha meno. I dati Istat pubblicati nei giorni scorsi e riferiti al 2014 non lasciano dubbi al riguardo: oltre una persona su quattro in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. E non deve affatto consolarci sapere che il fenomeno incide maggiormente al Sud rispetto al Nord (45,6% contro il 17,9%), non fosse altro per il fatto che nelle regioni settentrionali il dato è in crescita se riferito all’anno precedente. Il Veneto è al 16,9% ovvero una persona su sei è a rischio di indigenza, situazione dovuta a molteplici fattori tra i quali il lavoro precario.
Che bello sarebbe allora se nel ricevere la tredicesima ci si ricordasse anche di quanti si trovano in difficoltà. Sono tanti, vivono vicino a noi e spesso non osano neppure tendere la mano.