La pacificazione val bene una Messa...
Non si era mai visto prima: per questo è stato davvero un gesto forte, un grande segno di portata storica la solidarietà manifestata dalle comunità islamiche francesi e italiane nei confronti dei cattolici, con la partecipazione alle Messe domenicali di alcuni esponenti di fede musulmana dopo il barbaro assassinio di don Jacques Hamel a Rouen...
Non si era mai visto prima: per questo è stato davvero un gesto forte, un grande segno di portata storica la solidarietà manifestata dalle comunità islamiche francesi e italiane nei confronti dei cattolici, con la partecipazione alle Messe domenicali di alcuni esponenti di fede musulmana dopo il barbaro assassinio di don Jacques Hamel a Rouen. Ritengo che per la scelta compiuta in tal senso possano aver giocato un ruolo determinante le parole chiare e decise di papa Francesco ai giornalisti nel viaggio verso Cracovia per la Gmg: «Quando io parlo di guerra, parlo di guerra sul serio, non di guerra di religione […]. Tutte le religioni vogliamo la pace [sic!]. La guerra, la vogliono gli altri. Capito?». Un concetto ribadito anche al ritorno sull’aereo: il fatto che in quasi tutte le religioni vi siano dei fondamentalisti – che (l’annotazione è mia) fanno un uso politico del proprio credo per commettere azioni criminali – non può portare ad identificare una religione, nella fattispecie l’islam, con la violenza e il terrorismo.
Del resto è noto che l’autoproclamato Stato islamico (Is o Isis), sempre solerte nel rivendicare gli attentati perpetrati dai suoi militanti, sta creando notevoli difficoltà all’interno dello stesso variegato mondo musulmano, che conta il maggior numero di vittime di questa barbarie.
Se la partecipazione alle Messe è stato un segnale chiaro ad extra, la negazione della sepoltura secondo i dettami islamici ad Adel Kermiche, uno dei due killer di don Hamel, è un’altra decisione forte ad intra, che a mio parere non ha avuto il dovuto risalto sui media italiani. «Quello che ha fatto è un gesto impuro. Non vogliamo macchiare l’islam», ha affermato il presidente del Consiglio regionale islamico della Normandia. Parole di scomunica destinate a suonare come avvertimento nei confronti di eventuali altre “teste bacate” che, in nome della religione musulmana, volessero allungare la scia di sangue.
Queste prese di posizione a lungo attese, questi gesti inequivocabili avvenuti in Paesi europei sono passi fondamentali all’insegna della pacifica convivenza e del rispetto reciproco. L’auspicio è che anche in tutti gli Stati islamici si giunga al riconoscimento e alla tutela dei diritti umani, tra i quali la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, compresa la possibilità di cambiare credo e di manifestare, sia in pubblico che in privato, la propria fede. Ma l’impressione è che il cammino in questa direzione sia ancora lungo.