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La campanella della scuola "apre" l'estate

Il segreto per lo studente desideroso di arrivare a settembre riposato ma non ridotto intellettualmente ad una tabula rasa è uno solo: prepararsi un piccolo programma di massima che preveda per cinque giorni alla settimana – eccettuate le vacanze fuori casa – qualche esercizio giornaliero delle diverse materie e sempre un po’ di lettura. Dannarsi per completare i compiti entro giugno, così una volta fatti non ci si pensa più, oppure spassarsela fino a fine agosto per poi sprintare negli ultimi dieci giorni nel tentativo vano di recuperare il tempo perduto, risulta semplicemente inutile. Meglio una sana ripartizione del carico di lavoro. Sperando anche nella clemenza degli insegnanti, perché in fondo è estate per tutti.

Parole chiave: Margoni (2), Vacanze (10), Compiti (2), Estate (33), Studenti (7), Editoriale (407)

Sono ormai prossime le vacanze per milioni di studenti. Per quelli della zona bresciana della nostra diocesi già questo sabato 6 giugno suonerà l’ultima campanella, mentre i loro colleghi scaligeri dovranno aspettare mercoledì 10. E poi? Per i genitori entrambi impegnati nel lavoro comincia il rally per la collocazione dei figli nell’ambiente più sicuro e affidabile possibile. Una ricerca già in atto da almeno tre mesi, come per il luogo di vacanza estivo, quella di papà e mamme, tra nonni disponibili ad accudire i nipoti (magari uno solo, perché spesso seguire due fratelli insieme può diventare un’impresa titanica), parrocchie che partono con il Grest – una vera benedizione, altro che parcheggio! Soprattutto se dura tutto il giorno, pasti compresi –, associazioni e comuni che promuovono corsi di ogni tipo: dal piccolo chef alla scuola calcio (scusate… si chiama summer camp, che diamine!); dal corso di nuoto a quello di lingua cinese, e chi più ne ha più ne metta. Purché tengano occupati i pargoli da mane a sera. E i compiti? Eh, sì, perché ci sono anche quelli a… rovinare l’estate vacanziera. Tant’è che la campagna “Basta compiti!” ha già raccolto sul web 5mila adesioni non solo da parte di genitori che insieme all’ombrellone devono caricare in auto, accanto al frigo portatile, pure l’ingombrante riga, il delicato compasso e il goniometro, ma anche di insigni professori, pedagogisti ed esperti che ritengono i compiti a casa “inutili, dannosi, discriminanti, prevaricanti, impropri, limitanti, stressanti e malsani”. E se è così durante l’anno, figurarsi d’estate! Forse, come sempre, in medio stat virtus (attendo la traduzione come esercizio per le vacanze). Ovvero: abolendo i compiti tout-court si rischierebbe di ritrovarsi in classe a settembre con studenti abilissimi nel digitare ma nemmeno più capaci di tenere in mano la biro e di usarla per scrivere. Quindi spazio ad esercizi e studio, ma nella giusta misura, e possibilmente non durante il Grest, il camposcuola parrocchiale e la villeggiatura con la famiglia (a meno che uno non stia tre mesi via da casa). Magari accompagnati dalla lettura di qualche buon libro che d’estate non guasta, oltre a stimolare la fantasia e ad arricchire un vocabolario sempre più limitato nei giovanissimi, e non solo. Dopotutto il segreto per lo studente desideroso di arrivare a settembre riposato ma non ridotto intellettualmente ad una tabula rasa è uno solo: prepararsi un piccolo programma di massima che preveda per cinque giorni alla settimana – eccettuate le vacanze fuori casa – qualche esercizio giornaliero delle diverse materie e sempre un po’ di lettura. Dannarsi per completare i compiti entro giugno, così una volta fatti non ci si pensa più, oppure spassarsela fino a fine agosto per poi sprintare negli ultimi dieci giorni nel tentativo vano di recuperare il tempo perduto, risulta semplicemente inutile. Meglio una sana ripartizione del carico di lavoro. Sperando anche nella clemenza degli insegnanti, perché in fondo è estate per tutti.

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