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Impariamo dai... re Magi

Se non l’avete ancora fatto, tenete i Magi fuori dagli scatoloni! Oppure, in caso, andate subito a liberarli. Alternativa: approfittate dei saldi e andate a prendere delle nuove statue...

Parole chiave: Editoriale (407), Luca Passarini (100)
Impariamo dai... re Magi

Se non l’avete ancora fatto, tenete i Magi fuori dagli scatoloni! Oppure, in caso, andate subito a liberarli. Alternativa: approfittate dei saldi e andate a prendere delle nuove statue. Se è vero infatti che “l’Epifania tutte le feste porta via”, credo che mai come in questo periodo – in cui abbiamo assistito a una sorta di “caduta degli dei” di quanti si propongono come influencer – abbiamo bisogno di prenderli come modelli di riferimento, nella modalità di una sorta di usato sicuro. Sia papa Francesco che il vescovo Domenico ne hanno parlato nella solennità dell’Epifania in un modo che non li si può ridurre a statuine che ora possiamo riporre nelle scatole natalizie per almeno altri 11 mesi, se non di più. Hanno qualcosa di molto profondo da insegnarci e testimoniarci.
Seppur non sappiamo bene il loro numero – così come tanto altro della loro identità –, tre sono state le caratteristiche sottolineate dal Pontefice e altrettante dal Vescovo. Francesco ne ha elogiato, per così dire, la postura: occhi verso il cielo, piedi ben piantati sulla terra, cuore prostrato in adorazione. Tradotto per noi vuol dire: primo, non essere ripiegati su noi stessi e su quelle cose terrene che ci aprono solo a rassegnazione, lamentala, rimpianto, sensazione di fallimento; ma rimanere perennemente cercatori di ciò che davvero vale la pena perché appassiona, attrae e smuove tutta la vita. Secondo, avere capacità di vera contemplazione, che è ben lungi da essere un qualcosa di bloccante, ma al contrario è ciò che ci spinge a muovere i piedi, ad andare verso l’alto, “a scendere in basso” e ad “aprire squarci di luce nelle tenebre fitte che avvolgono tante situazioni sociali”. Terzo, dare senso al tempo, cosa che si può fare solo se si è disposti all’adorazione e alla “semplicità di un silenzio che nutre il cuore”.
Il vescovo Domenico ha preso dai Magi tre altre qualità fondamentali per vivere da umani e per andare verso Dio: l’intelligenza, intesa come capacità di continuare a interrogarsi, a pensare, ad essere aperti a tutto il reale; la libertà di non piegarsi alle logiche del potere e della violenza, spesso legate all’ignoranza e alla paura; l’ironia, intesa come abilità, per chi non ha interessi da difendere, di essere allo stesso tempo temerario e furbo.

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