Editoriale
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Fratres omnes

Avremo sicuramente tempo per leggere e approfondire l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti. Tuttavia di fronte alle prime valutazioni pubblicate sui quotidiani mi si permetta qualche appunto di cornice per una lettura oltre e sotto la superficie...

Parole chiave: Fratres omnes (1), Fratelli tutti (10), Papa Francesco (121), Enciclica (9)

Avremo sicuramente tempo per leggere e approfondire l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti. Tuttavia di fronte alle prime valutazioni pubblicate sui quotidiani mi si permetta qualche appunto di cornice per una lettura oltre e sotto la superficie.
Anzitutto non si può dimenticare la prospettiva teologica di papa Francesco. La redenzione ha un significato sociale perché “Dio, in Cristo, non redime solamente la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini”. Una delle piaghe denunciate da papa Francesco è il Vangelo privatizzato, ridotto cioè alla sfera individuale e privata, quasi esso racchiudesse soltanto un messaggio religioso consolatorio riservato alle “anime belle”, senza alcuna rilevanza sociale e pubblica. No! L’annuncio della Pasqua di Gesù Cristo possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con e per gli altri.
In secondo luogo non bisogna scordare la visione antropologica di papa Francesco per il quale il cuore dell’uomo è sempre in tensione, irrequieto e creativo. Vivere come pensare, è un esercizio di relazione, ascolto e dialogo perché “tutto è connesso”. Ciò significa essere consapevoli della propria inquietudine. Un pensiero che non si chiude, che non alza muri e accetta la sfida e la ferita dell’altro. L’umano di Francesco non è mai autosufficiente o inerte. È vivente perché sempre inserito in una trama di relazioni.
Infine la vocazione di una Chiesa in uscita si oppone a qualsiasi adattamento comodo alla situazione per la chiamata al discernimento missionario. Qui ci sono tutti gli ingredienti dell’antropologia di Bergoglio: la radice in Dio che rende l’uomo un mistero a se stesso, e che gli conferisce una dignità infinita e inviolabile; il paradosso umano, costituito dalla polarità di grandezza e fragilità, eternità e storia, cielo e terra; l’inserimento in un popolo e in una storia che apre percorsi in cui accompagnato da Dio, l’uomo può diventare pienamente se stesso.
Si tratta di un’enciclica rivolta a tutti ma che guarda in particolare ai credenti. Una boccata di ossigeno anche per i cattolici veronesi dopo le recenti stagioni. Fratres omnes è un’enciclica contro un cristianesimo liquido e low cost. Contro un cristianesimo nominale, di facciata, opportunista, ipocrita, falso, double-face.
Fratres omnes ci chiede di stare nel mondo con umiltà e intelligenza, senza pregiudizi né atteggiamenti ideologici. Nell’opera di edificazione della polis che li accomuna agli altri uomini, i cristiani non hanno certezze o ricette: il Vangelo non fornisce formule magiche che esonerano dall’impegno della fede e della ricerca. L’obbedienza creativa al Vangelo abilita invece il cristiano a immergersi nella storia, con coraggio e senza paura, portando sempre un messaggio profetico. I cristiani sono chiamati a vivere una differenza proprio nella qualità delle relazioni, divenendo quella comunità alternativa che esprima, a favore di tutti, la possibilità di relazioni gratuite, forti e durature. In questo consiste la differenza cristiana. Una differenza che chiede di saper dare forma visibile e vivibile a comunità plasmate dal Vangelo. Nella costruzione di una vera communitas il cristianesimo mostra la propria eloquenza e il proprio vigore, e dà un contributo peculiare alla società civile in cerca di progetti e idee per l’edificazione di una città veramente a misura d’uomo.

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