A proposito di Cattolica...
Ci sono opere che, per la loro origine, i loro valori e le persone che ne hanno segnato la storia, hanno una forte caratterizzazione a movente ideale. E Cattolica Assicurazioni è una di queste...
Ci sono opere che, per la loro origine, i loro valori e le persone che ne hanno segnato la storia, hanno una forte caratterizzazione a movente ideale. E Cattolica Assicurazioni è una di queste.
Nel solco dell’enciclica Rerum Novarum pubblicata da appena cinque anni, il 27 febbraio 1896 a Verona i soci fondatori si riunirono per sottoscrivere l’atto costitutivo della Società Cattolica di Assicurazione, un’impresa cooperativa che dava (e dà) centralità alla questione sociale alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa.
Ci sono opere spinte da una missione legata, anzitutto, a motivazioni intrinseche, con un alto contenuto morale e una rilevante funzione sociale. E Cattolica Assicurazioni è una di queste.
Cattolica fonda la sua esistenza su valori che non sono in contraddizione con quelli dell’alta finanza. È una società che vuole far sintesi fra le esigenze di una realtà quotata, e le regole tipiche di una società cooperativa.
Ci sono opere che fondano la loro reputazione e fiducia sulla trasparenza e su una relazione il più possibile lineare fra ispirazione fondante e scelte, piani aziendali, cultura d’impresa, persone. E Cattolica Assicurazioni è una di queste.
Si ispira a un patrimonio di valori che derivano direttamente dalla sua particolare origine. Nella sua missione privilegia la tutela assicurativa delle persone, delle famiglie e delle piccole e medie attività produttive. Considera importante porre al centro dell’attenzione la persona, con le sue aspettative ed esigenze. La scelta del simbolo – l’angelo con il motto latino “vitam auget securitas” – esprime la sua vocazione: la sicurezza accresce (le promesse del)la vita.
Tuttavia.
Oggi questo tesoro di valori di riferimento è messo a dura prova dai recenti eventi: dalla revoca delle deleghe all’amministratore delegato, a quello che appare uno scontro sulle proposte di modifica dello Statuto, prima considerate illegittime, poi irricevibili e infine inutili.
Se portasse un altro nome, non saremmo qui a parlarne.
Purtuttavia non è solo una questione di termini.
Cattolica è l’unica realtà cooperativistica quotata di dimensioni nazionali ad azionariato ampiamente diffuso. Rimane l’ultima ad esercitare la libertà di impresa economica in una modalità differente dalla tradizionale forma giuridica della società per azioni.
È portavoce di un modo di creazione di valore, secondo un patrimonio di significati universali fatto di attenzione alla persona, libertà d’impresa, sviluppo sociale, integrità e fiducia. Si tratta di un’entità originale capace di salvaguardare la ricchezza del pluralismo economico e in grado di cogliere le esigenze del mercato finanziario contemporaneo, e ciò con strumenti eccedenti la pura logica della sola massimizzazione del profitto.
Certo, entrambi – soci e azionisti – esigono la giusta remunerazione per il capitale investito. Ma con la differenza che, mentre per gli azionisti ciò è sufficiente, per i soci l’ulteriore dividendo intangibile è rappresentato dalla condivisione del patrimonio culturale e del pensiero sociale della Chiesa, dalla crescita economica del territorio e dagli investimenti sociali.
La sua natura di opera-segno fa di Cattolica Assicurazioni un luogo di inevitabile e costante attenzione per chi ha a cuore l’impegno della fedeltà al Vangelo e l’amorevole sollecitudine per le vicende storiche dell’umanità. Soprattutto oggi.
Senza presunzione e tantomeno il desiderio di invadere campi altrui, concludo con due osservazioni.
La prima. In questi giorni, attorno alla vicenda assembleare ci sembra di avvertire un frettoloso rimando e un incessante riferimento alla “Dottrina sociale della Chiesa”. Mi permetto di consigliare prudenza con le parole, perché questo termine fa esplicito riferimento al magistero. E magistero significa Chiesa, il cui ordinario è il vescovo. Non si tratta di un brand, di un marchio da registrare o di una proprietà come un’altra. Detto altrimenti, non si può fare un uso strumentale della Dottrina sociale della Chiesa. Perché non esiste un trasferimento esclusivo o una traduzione lineare di essa. Le prove di forza, l’eccessiva personalizzazione e le logiche autoreferenziali sono atteggiamenti lontani dall’insegnamento sociale della Chiesa.
La seconda. Il grande compositore e direttore d’orchestra cattolico Gustav Mahler scriveva: “Conservare un patrimonio è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Per la Chiesa, la relazione dinamica tra sviluppo e tradizione significa che, senza radici, senza la passione originaria che nasce dal coltivare la propria origine, non c’è futuro. Allo stesso tempo è vitale per ogni opera superare “l’adorazione delle ceneri”. È l’augurio per la prossima assemblea di Cattolica.
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