Editoriale di Mons. Zenti
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La speranza pasquale testimoniata dalla famiglia

Dal catechismo conosciamo tutti il valore delle tre virtù teologali: fede, speranza, carità. Sono inseparabili. Un prezioso trittico. E hanno a che fare con il senso del vivere...

Parole chiave: Speranza (3), Pasqua (37), Famiglia (55), Mons. Giuseppe Zenti (331), Vescovo di Verona (247)

Dal catechismo conosciamo tutti il valore delle tre virtù teologali: fede, speranza, carità. Sono inseparabili. Un prezioso trittico. E hanno a che fare con il senso del vivere. La fede segnala la direzione verso la Pasqua eterna, oltre il tempo. La speranza funziona da motore della vita di fede. E l’amore ne è il carburante. Fatta questa premessa, focalizziamo l’attenzione sulla speranza. L’ultimo segnale di vita di una società. L’ultima dea a morire, diceva un detto antico. Ma, dato per scontato, benché non adeguatamente dimostrato, che la genuinità della fede e il vigore dell’amore si trovano oggi in stato di astenia, cioè di scarsa salute, non resterebbe che affidarci alla speranza per contare su un futuro di senso. In realtà, forse la stessa speranza non è meno in stato di crisi nell’animo dell’umanità rispetto alla fede e all’amore. Semmai, strategicamente si creano speranze illusorie e perciò false. A cui la gente, sotto la pressione mediatica dei vari demagogismi mondiali, si aggrappa per non cadere nel baratro della disperazione e del qualunquismo rassegnato ad ogni forma di devastazione, da quella climatologica a quella sociale ed economica.
Da qualche parte occorrerà pure ripartire per immettere nella società “depressa” sostanziose dosi di staminali di speranza senza aggettivazioni. Appunto perché la speranza è l’anima del vivere umano. Diversamente, l’umanità non ha futuro di senso. Ogni credente in Cristo sa bene che la famiglia è il gioiello che Dio ha consegnato all’umanità perché come soggetto protagonista di speranza sia espressione di coesione affettiva solidaristica. In effetti la famiglia è stata pensata e realizzata da Dio come cellula sana della società degli uomini. Una cellula sana, simultaneamente culla di trasmissione generosa e responsabile della vita dei figli, e scuola di umanità. È nella famiglia che un figlio viene educato al naturale alle relazioni filiali, fraterne e parentali. E si abitua a collocarsi al suo posto con senso di responsabilità. Parliamo ovviamente di famiglia secondo i parametri del progetto di Dio. Senza sbavature di rilievo. Una famiglia “normale”, nella quale la fedeltà si coniuga con un amore vero e nella quale ognuno si sperimenta riconosciuto e valorizzato per quello che è e messo nella condizione di essere felice, capito, stimato, sostenuto. Ci sia lecito affermare che una tal famiglia testimonia nei fatti che la potenza della risurrezione di Gesù sta già operando. Specialmente nel caso in cui una famiglia si sia riassestata su una posizione di ricomprensione e di stabilità dopo essere giunta fin sulla soglia di una crisi apparentemente irrisolvibile. È l’esperienza pasquale di passare dalla morte alla vita da risorti. La Pasqua ha in sé le risorse di trasformare i fallimenti e le disfatte in opportunità di risurrezione. È il mio augurio che rivolgo a tutta la Diocesi. Specialmente a quanti hanno perso o stanno perdendo il senso stesso della speranza.

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