Monitorando ciò che sta accadendo alla nostra casa comune
Il primo capitolo dell’enciclica Laudato si’ è costituito di ben 44 paragrafi. Fa una analisi al microscopio elettronico dell’attuale situazione ecologica globalizzata. Cose allucinanti, che non possono lasciare nessuno indifferente. Papa Francesco si fa voce dei «gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo» (53)...
Il primo capitolo dell’enciclica Laudato si’ è costituito di ben 44 paragrafi. Fa una analisi al microscopio elettronico dell’attuale situazione ecologica globalizzata. Cose allucinanti, che non possono lasciare nessuno indifferente. Papa Francesco si fa voce dei «gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo» (53).
Per non sorvolare su troppe questioni vitali, affrontiamo il capitolo in tre interventi. Nel presente scritto mettiamo in evidenza quanto l’enciclica riporta dal paragrafo 17 fino al paragrafo 22. Il Papa, cui stanno a cuore i destini dell’umanità, tenta la carta del risvegliare la coscienza dell’umanità su «quello che sta accadendo alla nostra casa comune» (17). Ed è significativo che lo faccia lui, cui si attribuiscono doti straordinarie di bontà. Di bontà sì, ma non di buonismo insensato. Sente il dovere, come un buon padre di famiglia, di chiamare a raccolta i suoi figli per riflettere e discutere sul destino, per nulla allettante, che incombe sull’intera famiglia.
Denuncia anzitutto la “rapidizzazione” dei ritmi di vita imposti all’uomo oggi da un sistema economico e culturale iniquo e insostenibile. In netto contrasto con i ritmi della natura, con la sua naturale lentezza dell’evoluzione biologica (18). Provvidenzialmente «dopo un tempo di fiducia irrazionale nel progresso […] si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura» (19).
A questo punto papa Francesco denuncia le troppe forme di inquinamento che provocano milioni di morti premature. Un inquinamento che prende nome di «fumi dell’industria, discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale» (20). A questo genere di inquinamento va aggiunto quello «prodotto dai rifiuti […] molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi» (21). Impressiona non poco una conclusione: «La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia» (21).
Quali cause vanno individuate? L’enciclica ne individua la più radicale nella «cultura dello scarto» (22) nei confronti degli esseri umani e delle cose. Conviene raccogliere gli stimoli di questo paragrafo: «Rendiamoci conto, per esempio, che la maggior parte della carta che si produce viene gettata e non riciclata. Stentiamo a riconoscere che il funzionamento degli ecosistemi naturali è esemplare: le piante sintetizzano sostanze nutritive che alimentano gli erbivori. […] Al contrario, il sistema industriale non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie. Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione […] che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare» (22).