La vittoria di Cristo sul mare apre alla fede
Marco 4,35-41
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
La Bibbia parla frequentemente del mare. Sullo sfondo di miti orientali descrive il mare come una creatura potente e misteriosa che non può essere controllata da nessuno se non da Dio. Il mare è una realtà ambigua: da un lato è sorgente di vita e di fecondità, dall’altro è fonte di distruzione e di morte. È un potente simbolo che rimanda alla bellezza della creazione, ma anche al mistero del caos e di potenze oscure incontrollabili.
Il lago di Tiberiade, incassato nella fossa del fiume Giordano, chiuso su tre lati dalle montagne e pertanto esposto a improvvise tempeste di vento, è l’anfiteatro di diversi episodi evangelici. In questo grande specchio d’acqua, pullulante di pesci, si svolge l’episodio odierno, che inizia dalla salita, al calar della sera, di alcuni discepoli sulle barche. Su una di queste c’è Gesù. Per tutti loro è finalmente arrivato il momento di vivere un po’ in tranquillità lontani dalla folla, accarezzati da onde quasi impercettibili. All’improvviso ecco l’infuriare della bufera. La barca inizia pericolosamente a riempirsi d’acqua. Si tenta di svuotarla, ma invano. Il vento aumenta d’intensità. Le onde si alzano. L’oscurità avanza. Gesù dorme. La fine sembra vicina.
L’evangelista illustra brevemente i tre soggetti dell’episodio. Il primo è il cosmo infuriato, rappresentato dalla tempesta che si scatena sul lago di Tiberiade, detto anche “mare di Galilea”perché nel linguaggio ebraico ogni vasto specchio d’acqua partecipa del mistero del mare.
Il secondo è costituto dai discepoli che lanciano a Cristo un’invocazione particolare, quella di “Maestro”. Lo chiamano perché pronunci una parola efficace ed eserciti il potere di placare le acque, possibilità riconosciuta nella Bibbia solo a Dio. La fiducia nelle possibilità divine del Maestro si mescola però alla paura di essere ingoiati dai flutti; pertanto gridano: «Non ti importa che noi andiamo perduti?».
Il terzo attore è Cristo, che domina tutta la scena. Egli, destatosi, si erge, sfidando il primo attore, il mare, che tratta quasi come fosse una persona. Gridando, esclama al mare: «Taci, calmati!». Poi rimprovera il secondo attore, dato dal gruppo degli impauriti a morte: «Non avete ancora fede?».
La scena si trasforma da salvataggio fisico in vittoria di Cristo sul mare, che controlla, e pure sul male, che immediatamente sottomette. La paura dei discepoli cede il posto allo stupore e quindi alla fede. Il miracolo li fa progredire nella scoperta della persona di Gesù e della sua identità divina.
Si può cogliere nel racconto di Marco un’attenzione alle prime comunità cristiane che, nell’esercizio della loro missione, vivevano momenti così tempestosi da pensare di essere travolte dagli avvenimenti della storia. L’evangelista ricorda alle comunità, scosse dal peccato nel loro interno e contrastate dagli ostacoli disseminati sulla loro navigazione nel mare del mondo, che è possibile uscire vittoriosi anche dalle situazioni più difficili se ci si affida all’unico Maestro.
La barca della vita è spesso scossa da piccole o grandi tempeste: inquietudini, progetti che non sembrano realizzarsi, difficoltà nei rapporti con gli altri, disgrazie sopraggiunte, lutti che lasciano il vuoto. L’episodio della tempesta sedata, con il suo misterioso potere di stimolo, educa la spiritualità cristiana, introducendo la disposizione alla fiducia e all’ottimismo, soprattutto quando le onde rovinose della storia sembrano avere il sopravvento.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento