Commento al Vangelo domenicale
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In Gesù si compiono tutte le promesse antiche

Matteo 3,13-17

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Parole chiave: Vangelo (419), Battesimo del Signore (8)
In Gesù si compiono  tutte le promesse antiche

Nel Vangelo di Matteo l’attività di Gesù si apre con la scena che ne descrive il battesimo sulle rive del Giordano. Questo brano è di grande importanza perché rappresenta il primo atto pubblico di Gesù adulto, costituisce una sorta di presentazione programmatica di quella che sarà la sua missione e della modalità con la quale egli intende realizzarla.
Non sono pochi gli studiosi che scorgono in questa manciata di versetti diversi elementi che richiamano i testi finali del Vangelo: l’immersione nell’acqua prevista nel battesimo, simbolo di morte dell’uomo passato che poi riemerge come nuovo dall’acqua, rimanda alla resurrezione; il mettersi in fila di Gesù con i peccatori, ricorda quando sul Golgota sarà crocifisso tra due malfattori; i cieli che si aprono, sono accostati allo squarcio del velo del tempio; lo Spirito che scende riporta alla mente Gesù in croce che rende lo Spirito; la voce di Dio che lo proclama Figlio, fa riecheggiare le parole del centurione sotto la croce che afferma «Veramente costui era il Figlio di Dio».
A partire dal semplice elenco di questi dettagli narrativi è possibile comprendere l’importanza del brano evangelico che ci viene offerto questa domenica: la vicenda del battesimo rivela chi è Gesù, ed essendo egli in piena sintonia con il Padre, si ha una rivelazione implicita anche di Dio.
Gesù viene dalla Galilea per farsi battezzare, è Lui che prende l’iniziativa, si mette in movimento e lo fa perché quanto sta per accadere è necessario al compimento della volontà di Dio. Nella Chiesa primitiva la questione di Gesù che riceve il battesimo ha suscitato molteplici controversie e interrogativi: perché andare a ricevere il battesimo da Giovanni? Quali peccati aveva da confessare? In realtà Matteo risponde di fatto a tali perplessità con il dialogo che Gesù intrattiene con Giovanni. Di fronte al Battista che si oppone ad immergerlo nel Giordano, Gesù invita il cugino a lasciare fare per ora, perché quanto sta accadendo è funzionale alla realizzazione della volontà di Dio. Il Nazareno richiama Giovanni ad essere docile e obbediente alla giustizia di Dio e quindi a restare fedele all’alleanza. Questa è la prima parola che Matteo fa proferire a Gesù, ha un’importanza sostanziale nel dire qual è la sua missione: egli si presenta come colui che porta a compimento ciò che è secondo il desiderio di Dio. Gesù e Giovanni compiendo il rito del battesimo si inseriscono, quindi, nell’orizzonte di salvezza del Signore e questo è ancor più evidenziato dal fatto che, mentre il Nazareno emerge dall’acqua dopo essere stato immerso, identificandosi in tutto e per tutto con l’umanità dei peccatori, si assiste ad una manifestazione divina che assurge a investitura solenne.  
L’evangelista riporta che si crea un varco nei cieli, che una breccia si apre nella volta celeste e consente una nuova comunicazione tra cielo e terra, tra Dio e l’uomo. A questo punto Gesù assiste alla discesa dello Spirito come una colomba: tale immagine può far ricordare i primi versetti di Genesi al momento precedente la creazione quando è detto che lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, suggerendo pertanto che in questo caso si è di fronte ad una nuova creazione che vede Gesù come nuovo Adamo. La teofania si conclude con Dio che fa udire la sua voce proclamando l’identità di colui che è stato appena battezzato: si tratta di suo Figlio, il prediletto, l’unico da guardare se si desidera conoscere il vero volto di Dio, il quale vedendolo si compiace moltissimo.
Tramite le parole pronunciate dal Signore è possibile cogliere la fine conoscenza delle Scritture dell’evangelista Matteo che affianca e fonde tre citazioni dell’Antico Testamento: il Salmo 2, quando si dice “Tu sei mio figlio” riferendolo a Gesù come al Messia regale il ricorso all’aggettivo amato, prediletto, che richiama ciò che si dice di Isacco nel momento del sacrificio (Gen 22,2) e anche la presentazione ed elezione del servo in Isaia 42,1: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio Spirito su di lui”. Così si ha davvero l’impressione di trovarsi di fronte ad un evento che porterà a compimento quanto è stato predetto.

Nella foto: Giotto,  Battesimo di Cristo (1303-1305 circa), Cappella degli Scrovegni, Padova

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