Commento al Vangelo domenicale
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Gesù, il Figlio di Dio in fila con i peccatori

Matteo 3,13-17

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». llora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Parole chiave: Vangelo della Domenica (295), Battesimo del Signore (8)
Gesù, il Figlio di Dio in fila con i peccatori

Capolavoro del primo Rinascimento, il dipinto Il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca raffigura Gesù nel momento in cui viene battezzato, accogliendo il gesto penitenziale proposto da Giovanni il Battista. L’evento si svolge sotto l’azione dello Spirito, rappresentato da una colomba che volteggia in cielo; la si distingue appena: sembra una nuvola tra le tante.
Gesù, già uscito dall’acqua del Giordano, è in preghiera con le mani giunte. È ormai pronto ad iniziare la sua missione. Accanto a lui, il Battezzatore, riconoscibile per l’austera pelle di cammello e la barba irsuta, versa l’acqua, l’elemento naturale che è il simbolo di purificazione per eccellenza.
In primo piano vi è una pianta con il tronco color latte e con fronde abbondanti: rimanda sia all’“Albero della conoscenza del bene e del male” del Paradiso (Genesi 2,9), sia all’“Albero della vita” per eccellenza, ovvero la croce di Gesù. In tal modo, ricorda al cristiano che con il Battesimo si riacquista il candore delle origini e si diventa a pieno titolo discepoli del Cristo morto e risorto.
Se la riflessione sul Battesimo di Gesù (e sui suoi significati teologici e pastorali) al tempo di Piero della Francesca non creava grandi grattacapi, non fu così alle origini della Chiesa. Il Battesimo di Gesù deve aver sollevato più di un interrogativo nelle prime comunità cristiane: perché Gesù, Figlio dell’Altissimo, si accosta ad un Battesimo pensato per la conversione e come rimedio al peccato commesso? E perché Gesù, riconosciuto come Messia, si sottomette al rito del suo apripista e si pone in fila con i peccatori? L’evangelista Matteo ci offre una risposta nel Vangelo di oggi attraverso il dialogo dei protagonisti. Il Battista, volendo impedire il Battesimo di Gesù, gli domanda: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». In tal modo riconosce esplicitamente la superiorità di Gesù. Risulta poi chiarificatrice la risposta di Gesù: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia».
Il termine giustizia indica nel Vangelo di Matteo la volontà di Dio e, più precisamente, le esigenze che corrispondono al suo progetto. Non è dunque Gesù che si sottomette a Giovanni. Gesù e Giovanni insieme, ma con ruoli diversi, si sottomettono al volere del Padre, mostrando la sua prossimità ai peccatori rappresentati nella persona di Gesù.
Il Battesimo che Gesù riceve diventa una manifestazione della sua figliolanza divina. Piero della Francesca lo dipinge nel suo presentarsi al mondo come Messia. Il pittore arricchisce la scena collocando tre angeli della schiera celeste sulla sinistra. Sulla destra ritrae un uomo che si sta mettendo, dopo essersi immerso nell’acqua purificatrice, una veste d’una bianchezza lucente. Forse è un’allusione simbolica al battesimo sacramentale della Chiesa, che assegna al nuovo cristiano la dignità di figlio di Dio.
Don Maurizio Viviani

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