Convince Nolan “prestato” alla guerra
Dunkirk
(Gran Bretagna, Usa, Paesi Bassi, Francia - 2017)
Regia: Christopher Nolan
Con: Fionn Whitehead, James D’Arcy, Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Tom Hardy, Mark Rylance
Durata: 106’
Tra il 26 maggio e il 3 giugno 1940, a Seconda Guerra mondiale iniziata da pochi mesi, il porto francese di Dunkerque, a una manciata di chilometri dal confine col Belgio e vicino al canale della Manica, fu teatro di uno degli episodi bellici destinati a rimanere per sempre nella memoria.
Dopo una rovinosa disfatta subìta ad opera della Wermacht e delle Panzer-Divisionen tedesche, le truppe francesi e quelle britanniche si trovarono infatti bloccate sulla spiaggia e sotto continui attacchi da parte di aerei nazisti.
Centinaia di migliaia di soldati rischiavano di vedere la fine dei propri giorni, se non fossero arrivati aiuti dall’Inghilterra.
Situazione di massima drammaticità, alla quale Christopher Nolan, fin qui dedito quasi esclusivamente a film di genere fantastico (con alcuni veri e propri capolavori, come il terzo capitolo della trilogia dedicata a Batman), pensava da anni, fino alla realizzazione di quello che è certamente uno dei film più interessanti (e belli) di questa stagione cinematografica.
Nolan opera una scelta di sceneggiatura e di montaggio narrativo molto particolare e a tratti spiazzante, ma del tutto efficace a rendere la tensione e l’incubo di un permanente stato di pericolo.
Il film è infatti costruito su tre situazioni spazio-temporali diverse, che si intersecano continuamente fra loro.
“Il molo”, che viene ricondotto alla durata di una settimana, racconta principalmente dei tentativi per tornare a casa vivo di un soldato della British Army. “Il mare”, che dura un giorno, ed è ambientato quasi tutto su un’imbarcazione civile che sta correndo in soccorso ai soldati. “Il cielo”, durata un’ora, che descrive l’azione di una squadriglia di Spitfire diretti a difendere le truppe dagli attacchi degli aerei tedeschi.
Non si vede mai il nemico, in questo film. Lo si percepisce, lo si sente (c’è un grandissimo lavoro di sonoro, compreso il commento musicale di Hans Zimmer), lo si respira. Ma la grande qualità di quest’opera è quella di non farci perdere di vista né le atrocità della guerra (di qualsiasi guerra), né il rigore di chi non piega la propria umanità alla paura o alle convenienze anche più elementari, come i bellissimi personaggi del signor Dawson e di suo figlio Peter, che da civili, padre e fratello di un giovane già morto in combattimento, si mettono in mare per salvare coetanei del loro congiunto.