Caffè & brioche

stampa

Certo, le ragioni politiche... Certo, noi e l'Europa... Certo, bisogna dare l'esempio, e gli altri? Certo tutto quanto e anche di più. Ma quando penso ai bimbi che sono sopra quella nave in mezzo al mare d'inverno, al freddo e con privazioni che noi non infliggeremmo al nostro cane, con la paura di finire in pasto ai pesci o agli "squali" dai quali sono scappati... Non mi pare che un continente intero non riesca ad abbracciare due bambini e a portarli in salvo, senza vergognarsi fino alle ossa.

Racconta un amico negoziante: «Ormai si vende solo se c’è la parola sconto. O ribasso, promozione, insomma si paga meno. Potrei abbassare i prezzi del 20%? Non cambierebbe nulla, è proprio l’idea di pagare meno che funziona, anche in una città non certo povera come Verona. Mi viene da ridere quando sento parlare dei pur giustissimi criteri della qualità del prodotto, della sostenibilità o dell'italianità. La stragrande maggioranza dei clienti, l’unica cosa che mi chiede è: mi fa lo sconto?».

"I veri e supremi valori, in questo mondo, si presentano sotto il segno dell'umiltà, del nascondimento, del silenzio. Ciò che nel mondo è grande, ciò da cui dipende in modo decisivo il suo destino e la sua storia, è quello che appare piccolo ai nostri occhi. A Betlemme Dio, che aveva scelto come suo popolo il piccolo e dimenticato popolo d'Israele, ha definitivamente posto il segno della piccolezza come segno decisivo della sua presenza in questo mondo". Card. Joseph Ratzinger, 1960.

Il fatto è che, quando ti vengono in casa a rapinare picchiandoti e spaventandoti a morte, hai poco da consolarti leggendo che le statistiche dicono… che i reati sarebbero in calo… che la percentuale… Il fatto è che nella nostra giovinezza, nei non facili anni Settanta in una non facile città, queste cose le leggevi sui giornali nazionali e accadevano a qualche miliardario. Oggi sono cronache che riguardano la bottegaia di paese, la coppia di vecchietti, il piccolo imprenditore… E quindi, sul discorso del “percepito” c’è poco da scherzare: non ci si sente sicuri nemmeno a casa propria, nemmeno nella modestia delle nostre case. C'è una delinquenza violenta, affamata e impunita che è dilagata a macchia d'olio, a prescindere dai governi

Rode dover leggere sul quotidiano cittadino la bella inchiesta che Francesca Lorandi sta facendo sulla situazione del piccolo commercio nella nostra provincia. Rode per la buona idea (già…); rode per gli esiti: i paesi stanno perdendo le loro botteghe, che sono un elemento essenziale del nostro vivere civile. Il rischio è che rimangano ammassi di case, bei dormitori con residenti costretti a prendere l’auto pure per acquistare una scatola di fiammiferi. Peggio ancora, che questi stessi consorzi civili si svuotino, con trasferimenti laddove la vita è meno complicata. Urge ripensare l’intera fiscalità a carico delle piccole botteghe: vanno incentivate, non penalizzate. Senza di loro, si rischia di rimanere senza di noi.

Parliamoci chiaro: la differenza tra gli “immigrati” che arrivano qui non è data da colore della pelle, religione, provenienza, titoli di studio, condizione familiare, situazione nei Paesi d’origine… La differenza è data dal portafoglio. La stessa persona che arrivasse a bordo di un taxi che si ferma davanti ad un hotel di lusso, avrebbe accoglienza ben diversa se arrivasse da noi su una barca sgarruppata, con due stracci addosso e tanta miseria in tasca. Punto. Pregansi quindi i migranti di arrivare qui già ricchi: li chiameremo turisti.

Però però però… Tutto bello, è una manna che ci siano mercatini natalizi un po’ ovunque, anche in città, soprattutto in città, rinforzati da quelli di Santa Lucia che un tempo erano unici e ora un po’ sanno di stantio. Soprattutto, indispettisce l’offerta di questi mercatini, tanta di quella cianfrusaglia cinese, tanta di quella “batteria” da mercato rionale che anche no grazie. Qualcosa di meglio, di più originale, di più autoctono?

È tempo di mercatini di Natale: si riempiono le piazze di bancarelle, si addobbano con luminarie e oggetti tipici, si respira il profumo di cose calde e aromatiche, ci si accalca soprattutto nei giorni di festa, si muore per la solita strage del solito terrorista (dov'è successo questa volta? A Strasburgo? Ah, tanto io vado a quelli di montagna...). Insomma, tutto in regola.

In un governo in cui gli scappati di casa non mancano di certo, un encomio invece va al ministro della Pubblica istruzione, Bussetti, che ha detto quel che milioni di famiglie si dicono ogni settimana: i compiti a casa vanno fatti; dare un quintale di compiti da fare a casa nei fine settimana e nei periodi di vacanza è da dementi. Un costo che paga l’intera famiglia, non si sa perché poi. Il ministro ha esortato gli insegnanti a moderarsi. Quindi Bussetti santo subito, qui, ora.

Noi veronesi ci lamentiamo sempre delle “orde umane” che affollano il centro (alcune, precise vie e piazze, quasi esclusivamente nei fine settimana), e con ragione. Poi si va a fare un weekend a Firenze o a Venezia, e Verona recupera quell’aura di cittadina tranquilla e piacevole che dalle parti dell’Arno e in laguna devono aver perso ormai da decenni. Dispiace però per due città-gioiello che sembrano diventate delle Disneyland per noi uomini-mandria: speriamo che il turismo in riva all’Adige trionfi, ma cum grano salis.