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La speranza ha degli Angeli per i più bisognosi

di LIDIA MORELLATO

A Salizzole volontari mobilitati per aiutare e accogliere chi è in difficoltà

La speranza ha degli Angeli per i più bisognosi

di LIDIA MORELLATO

 

Nell’ampio magazzino tutto è in perfetto ordine e l’impressione è quella di entrare in un negozio. C’è la zona dell’oggettistica: piatti, bicchieri, piccoli elettrodomestici e suppellettili vari per la casa «perché anche il decoro degli ambienti rende dignità all’uomo». Sui ripiani di fronte i capi di abbigliamento per adulti e bambini, ripiegati e suddivisi per fasce di età. C’è anche il reparto giochi, dove non mancano tricicli e biciclette rimesse a nuovo per la felicità dei più piccoli. 

In un angolo una montagna di indumenti, mobili e oggetti ancora da selezionare, lavare e riordinare. Appoggiate a una parete, impilate una sopra all’altra, ci sono tantissime cassette ricolme di zucchine, peperoni, pomodori, melanzane, cipolle, patate... Tutti ortaggi freschi donati dalle aziende del territorio, che saranno distribuiti alle famiglie in difficoltà che non ce la fanno ad arrivare a fine mese. E sono tante, perché la povertà silenziosa, quella che non è visibile agli occhi esiste ed è in aumento. 

In tanti ogni settimana si rivolgono agli “Angeli della speranza”, l’associazione nata a Sanguinetto nel 2020, in tempo di pandemia, per aiutare le persone bisognose del territorio. 

 

Una casa per tutti

 

È giovedì pomeriggio. Nella nuova sede associativa degli “Angeli della speranza”, recentemente inaugurata nel comune di Salizzole, in via Isolana in prossimità di Concamarise, c’è un operoso brulicare di volontari in t-shirt rossa che sanno già cosa fare perché oggi, come ogni settimana, si confezionano i pacchi alimentari. 

Ci accoglie con un sorriso e ci accompagna in questo viaggio ai confini della solidarietà il giovanissimo Luca Garzotto, presidente dell’associazione. Ha solo 23 anni (è stato in Seminario minore, in Africa ed è un operatore socio-sanitario), ma ha le idee chiare e la tenacia di un guerriero che ha resistito con forza a ogni vento contrario che inizialmente sembrava ostacolare l’avvio di questo progetto di solidarietà e accoglienza. 

A guidarlo, nella sua scelta di aiutare il prossimo è la stella polare dell’accoglienza e della condivisione declinata nel servizio gratuito, inclusione, famiglia e rete sociale. Parole che Luca ripete più volte, in occasione del nostro incontro, poiché rappresentano i pilastri sui quali si erge questo suo sogno che si è concretizzato grazie al supporto di generosi volontari che dedicano tempo, anima e corpo credendo in questa sua idea “bizzarra”. 

«Qui non ci sono scarti, noi riabilitiamo gli oggetti ma soprattutto le persone – esordisce–; operiamo in collaborazione con i servizi sociali e le parrocchie, ma aiutiamo tutti, le porte sono sempre aperte, perché se una persona viene a chiedere aiuto compie già di per sè un gesto di grande umiltà a cui rispondiamo sempre. Siamo una grande famiglia – prosegue –: volontari, aziende, Comuni, associazioni, parrocchie e spesso le persone aiutate ci regalano poi il loro tempo supportando la catena di aiuto e scambio reciproco».

Alle 15.30 al Centro speranza (così è chiamato il magazzino di 170 metri quadrati destinato alle attività associative) arriva un camion e una decina di volontari di ogni età (la più anziana ha 85 anni, ma la tempra e l’entusiasmo di una trentenne!) iniziano a scaricare numerose cassette di funghi freschissimi che vengono riposte accanto alle altre verdure. 

Nicoletta, Bruno, Fabio, Giancarlo, Lucia, Riccardo si mettono al lavoro e sul lungo tavolo iniziano a suddividere gli alimenti e a confezionare, in serie, un centinaio di “pacchi spesa” destinati ad altrettante famiglie bisognose. Una procedura che, come un rito, si ripete regolarmente ogni settimana grazie al generoso impegno dei tanti volontari che si turnano regalando il loro tempo prezioso. 

Una “bag spesa” che segue rigorosamente la stagionalità con l’aggiunta di altri prodotti di largo consumo, sempre donati dalle aziende o portati da cittadini. «Siamo partiti in tempo di pandemia con una decina di spese e ora ne confezioniamo un centinaio ogni settimana – spiega Luca –, le famiglie vengono a ritirarle qui da noi il giovedì sera dalle 18 in poi con grande discrezione e tanta riconoscenza». 

Arrivano in auto, nel piccolo cortile davanti al Centro speranza, in fila ordinata e composta, caricano la spesa, ringraziano ed escono da un’uscita secondaria: c’è chi ha perso il lavoro, chi a causa di una malattia non riesce più a fare quello che faceva prima, c’è la famiglia numerosa e l’immigrato che cerca una parola di conforto. A chiedere aiuto, si sa si fa una gran fatica, ma quando sei costretto a rinunciare alla spesa si accende un campanello di allarme. 

Ecco allora che il Centro speranza diventa un’ancora di salvezza, un ristoro dignitoso che infonde coraggio in un tempo della vita in cui ti è inesorabilmente crollato il mondo addosso. «Qui c’è sempre bisogno e chiunque voglia darci una mano sotto ogni forma è sempre il benvenuto». 

 

Il progetto di accoglienza

 

Accanto al Centro speranza sorge un’abitazione che si sviluppa su due livelli: al piano terra risiede Luca, mentre al primo piano si trova “Casa Speranza”, il nuovo spazio che accoglie provvisoriamente, massimo per un anno e in stretta collaborazione con i servizi sociali del Comune di Salizzole, cinque persone che per svariate ragioni versano in stato di difficoltà e sono accompagnate nel loro percorso di riabilitazione anche dalla cooperativa Igea

«In questo momento accogliamo due persone italiane e tre di origine africana, hanno tutti un lavoro ma non sono ancora completamente autonomi quindi cerchiamo di sostenerli: anche loro vengono a dare una mano in magazzino che rappresenta anche un’importante opportunità di integrazione». 

Un approdo sicuro quindi per chi vive situazioni di emarginazione sociale e isolamento. Ma c’è di più. Fra le prossime iniziative degli “Angeli della speranza” sono previste collaborazione col centro diurno Il Girasole e col vicino Centro terapeutico riabilitativo psichiatrico di Nogara, che coinvolgeranno gli ospiti nel lavaggio e piegatura dei capi di abbigliamento del magazzino e in altri lavoretti. 

«Tutto questo per andare oltre la cultura dello scarto – conclude Luca –: siamo una rete umana fatta di persone che insieme vogliono portare più umanità e più speranza, uno strumento a disposizione della comunità con la missione di essere portatori di luce nelle situazioni di buio dove tutti possono sentirsi una grande famiglia».

Una bella storia che diventa per tutti una grande lezione. 

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