Dalla Cina con furore (artistico) Storia di Lijyu in un palcoscenico
di LINO CATTABIANCHI
La “vocazione” fin da bimba, ora qui a lavorare nel teatro Bianchi di Pescantina
di LINO CATTABIANCHI
È nata in Cina nel 1979, nella provincia di Shanghai, a 400 km dalla città, da una famiglia contadina. «Mio padre è stato il primo della famiglia ad arrivare in Italia mentre io non ero ancora nata, poi c’è stato il ricongiungimento famigliare, prima mia madre coi miei fratelli maggiori e dopo io, mia nonna e mia sorella, maggiore di tre anni. Sono la quinta, la più piccola». Lijyu Jin racconta: «Siamo arrivati a Pisa, in città nel 1983. La prima che ho conosciuto è stata l’Italia degli anni ’80, molto diversa da oggi. Fu uno dei primi ristoranti aperti nel Belpaese e infatti, assieme alla cucina cinese, facevamo anche quella toscana. Ci venivano soprattutto i militari della Folgore, tutti innamorati di mia sorella maggiore. Riceveva molti peluches che regolarmente mi passava ed ero molto felice perché da piccola, essendo molto poveri, non avevo giocattoli».
Poi la vita corre. «Ho potuto fare tutti gli studi fino all’università e alla laurea triennale in Lettere moderne con indirizzo artistico, un Dams come quello di Bologna. Negli anni ’90 la mia famiglia ha potuto raggiungere finalmente un benessere maggiore e ha trasferito l’attività in un ristorante più grande, solo cinese. Tutti eravamo impegnati, ma io ero la pecora nera per la mia passione per il teatro: il mio primo spettacolo teatrale fu al sabato sera, giorno di punta per il ristorante e, nonostante i rimproveri e le botte, scelsi di andare. E da lì è cominciato tutto perché, a distanza di 30 anni, so che quella era la mia strada».
Da Pisa il trasferimento al Nord, con molta fatica, e finalmente gli esami di ammissione, superati in 26 su 800, alla Scuola per attori del Teatro stabile di Torino. Continua Lijyu: «Ho frequentato dal 2003 al 2006 e lì ho conosciuto Nicolò Todeschini, di Arbizzano, mio compagno di classe e attuale marito. Una vita molto dura con 8-10 ore al giorno di studio e lavoro teatrale e, alla sera, si dovevano guardare gli spettacoli in cartellone per imparare dagli attori professionisti. Poche pause, una vita molto dura, ma intensa e ricca di sollecitazioni culturali. Il diploma arriva nel 2006 e cominciamo a lavorare con Nicolò nelle grandi produzioni, anche separatamente. Lui più in teatro, io in televisione: un programma per bambini, Trebisonda, con gli autori e il regista di Melevisione; e poi molte produzioni teatrali con Gabriele Vacis, Luca Ronconi, Federico Tiezzi e molti altri. Appena diplomati abbiamo cominciato subito a insegnare a Verona in corsi per adulti, nei fine settimana, facendo i pendolari da Torino».
Un’attività destinata a diventare prevalente nella vita di questi due artisti. «Poi ad un certo punto l’attività di insegnamento è cresciuta sempre più e ci hanno contattato soprattutto i ragazzi giovani, col sogno di diventare attori professionisti e molti li abbiamo preparati per gli esami di ammissione. Qualcuno è stato anche preso. Ora stanno tornando per recitare con noi. E dopo la scelta fondamentale di impiegare le nostre energie per i corsi teatrali, abbiamo deciso di stabilirci a Pescantina e di mettere su famiglia: abbiamo due bambine, Vittoria e Giada, e dal 2015, con l’associazione culturale “Ad punctum”, svolgiamo questa attività diretta a i ragazzi e alle ragazze, ma pure agli adulti. Ci pace molto questo dialogo trasversale tra le generazioni che il teatro permette».
Il corollario di questo sono gli spettacoli, almeno due all’anno, che sintetizzano l’attività di Lijyu e di Nicolò, gli obiettivi, le speranze e i valori da condividere. Conclude Lijyu: «Abbiamo iniziato con Il regalo sbagliato, uno spettacolo per la festa di santa Lucia; poi siamo arrivati a Nontiscordardimé, la staffetta della Memoria, per ricordare le vicende di Pescantina dal 1943 al 1947, la deportazione e il ritorno dai lager. Ora è in partenza il nuovo spettacolo Elpìs Ipazia, una speranza, dedicato alla conoscenza di questa figura dell’antichità, in programma il 24 novembre al teatro Bianchi di piazza degli Alpini, alle 21, con ingresso libero. Teatro e territorio è la nostra formula magica: ci piace questo paese e l’attività teatrale che abbiamo impiantato. Pescantina possiede l’unico teatro comunale della Valpolicella. Il nostro sogno è far diventare questo paese un polo culturale e teatrale di livello nazionale in grado di richiamare personalità di spicco».
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