La forza di una famiglia per costruire nuove famiglie
di LUCA PASSARINI
L’impegno di Fabrizio Castagnini e di sua moglie Rita
di LUCA PASSARINI
Nel nostro tentativo periodico di conoscere meglio il ministero del diaconato, ci facciamo accompagnare questa volta da Fabrizio Castagnini, 64 anni: «Sono nato in città a Verona e ci siamo poi trasferiti a Tregnago. Mi sono sposato molto giovane, a 21 anni, avendo da poco perso entrambi i genitori nel giro di sei mesi. Mia moglie, Rita Anselmi, originaria di San Bortolo, ovvero San Bartolomeo delle Montagne, non aveva ancora 23 anni. Da sempre impegnati in parrocchia, siamo stati per oltre vent’anni nel gruppo missionario».
Dal loro matrimonio sono nati prima Damiano (nel 1983), poi Maria (1988) e infine Gabriele (1990); la famiglia poi si è allargata con Gisela, adottata nel 1999: «Qualche tempo prima avevamo fatto un mese di esperienza missionaria in una favela brasiliana e abbiamo riconosciuto una chiamata ad aprire ulteriormente la casa; dopo poco siamo stati in Ecuador dove abbiamo conosciuto questa bambina, di allora 5 anni e pochi chili di peso». Proprio in quell’esperienza, non facile come tanti passaggi della vita di questa e di tante famiglie, a Rita è venuta l’idea di una sorta di consacrazione a san Giuseppe: «Da allora – ci spiega Fabrizio – ogni mattina dedichiamo almeno un’ora alla preghiera, scegliendo di offrire le primizie del mattino, e non manca mai l’affidamento a questo padre, custode della famiglia e santo della provvidenza».
Ad accompagnarli prima come fidanzati e sposi, poi anche come genitori, c’è sempre stato mons. Renzo Bonetti: «Negli anni in cui era direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia, ci invitava sempre alle settimane di formazione, che sono un tesoro a cui ancora oggi attingiamo e su cui lavoriamo. Un giorno poi mi ha dato in mano tre libri e mi ha detto che lo studio era un modo fondamentale per crescere, anche come sposi; io gli ho risposto immediatamente che avevo appena concluso il percorso universitario, ma da allora mi sono convinto sempre di più che l’approfondimento, in particolare per noi sul sacramento delle nozze, è proprio qualcosa in grado di cambiarti lo sguardo e la vita». Nel 1998, poi, un altro incontro significativo: «Siamo andati a un momento formativo a Sant’Ilario d’Enza, nella diocesi di Reggio Emilia, e abbiamo condiviso alcune ore con qualche famiglia del posto. Poi, nel momento della liturgia, scopriamo che molto in quella parrocchia era gestito proprio da loro, essendoci dodici diaconi permanenti, con il parroco a cui, di fatto, erano affidati i sacramenti dell’Eucaristia e del perdono. Mi sono chiesto se quello potesse essere un modo pure per me di mettermi a servizio della Chiesa e, tornato in diocesi, ne ho parlato con don Renzo, anche perché da noi era il periodo in cui si era un po’ interrotta la formazione a questo ministero. Intanto ho iniziato il percorso di studi presso l’Issr “San Pietro Martire”, che avrei in ogni caso voluto affrontare e, di fatto, il mio ultimo anno di teologia è coinciso con il primo anno di formazione verso il diaconato permanente, affidato a mons. Ezio Falavegna».
Ordinato da padre Flavio Roberto Carraro il 6 novembre 2005, ha esercitato il suo ministero soprattutto nell’ambito delle coppie di fidanzati e di sposi: «Per me era forte l’esperienza che avevo fatto insieme con altre coppie e don Renzo, con cui abbiamo avviato tra l’altro “Mistero grande”, ma soprattutto la certezza che pure il mio diaconato era un qualcosa di totalmente condiviso con mia moglie, con la quale ci siamo sempre formati insieme e ancor oggi continuiamo a studiare per tenerci aggiornati. In questo orizzonte abbiamo proposto negli anni, sempre in accordo con i Vescovi e i parroci della zona, non solo corsi in vista del matrimonio e momenti di formazione per gli sposi, ma anche opportunità di preghiera e condivisione profonda. Avevamo iniziato accogliendo alcune persone in casa, poi la pandemia ci ha portato, con i nostri preti, a proporre la celebrazione e l’adorazione eucaristica tutti i lunedì sera presso la chiesa della Disciplina a Tregnago. Altra proposta è il tempo di preghiera offerto in particolare per le famiglie che vivono momenti di difficoltà il secondo e il quarto venerdì del mese: lo abbiamo iniziato, con l’appoggio e l’indicazione di mons Flavio Roberto Carraro, presso la chiesa di Sant’Andrea di Badia, che allora non aveva un prete residente; l’ultimo dell’anno del 2005, con un grande freddo e mezzo metro di neve, non pensavamo venisse nessuno e invece è iniziato qualcosa di speciale che, dal 2008 abbiamo spostato nella rettoria di San Felice, in accordo con l’allora vescovo Giuseppe Zenti. Vuole essere proprio una cosa semplice con la recita del Rosario, la preghiera di lode, la proclamazione del Vangelo della domenica con qualche spunto di riflessione, un tempo di silenzio e la benedizione, il tutto arricchito da un paio d’anni anche dalla disponibilità di un sacerdote per il sacramento della riconciliazione».
Nonostante l’impegnativo lavoro, con la sua agenzia di rappresentanza con aziende che lavorano nell’ambito alimentare, e il carico della vita famigliare, con i continui imprevisti, non manca la voglia di sperimentare e lanciare pure nuove proposte: «Desideriamo essere una famiglia che si mette a disposizione, molte volte anche solo con l’offrire l’ascolto e la nostra preghiera, nella certezza che è dalla relazione umana che ci si apre alla comunione con Dio. Usando forse un termine forte e che può sembrare non appropriato, possiamo dire che la fede ci sembra essere l’unico “antibiotico naturale” per la famiglia: negli anni abbiamo visto tante situazioni drammatiche, ma anche tante vite che sono cambiate e relazioni che si sono ricucite».
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