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Don Pierpaolo Battistoli è co-parroco di Garda e Albisano

di SILVIA ALLEGRI

Affianca don Giuseppe Marchi, parroco moderatore: l'ingresso col vescovo Domenico e col sindaco di Garda

Don Pierpaolo Battistoli è co-parroco di Garda e Albisano

di SILVIA ALLEGRI

Don Pierpaolo Battistoli (nella foto sopra, alla destra del Vescovo) ha fatto il suo ingresso, domenica 26 novembre, nella pieve di Garda, come co-parroco di Garda e Albisano, affiancando don Giuseppe Marchi, parroco moderatore. Ad accoglierlo, insieme al vescovo Domenico Pompili che ha presieduto la celebrazione, anche il sindaco, Davide Bendinelli, con il gonfalone del Comune di Garda, emblema massimo dell’autorità civile.

Una nuova fase del suo sacerdozio, ma anche e soprattutto un ritorno a casa, per don Pierpaolo, nato proprio a Garda 62 anni fa. Prete dal 2013, è stato per i primi tre anni di ministero curato sempre nella cittadina benacense e poi, dal 2016 fino a poche settimane fa, parroco di Quinzano. «Conosciamo tutti molto bene don Pierpaolo», racconta il gonfaloniere del Comune, Nestore Tonini, che ha iniziato a frequentare la parrocchia a soli 5 anni, facendo il chierichetto.

«La sua vocazione ha fatto sì che si avverasse il sogno della mamma, Antonietta Salaorni: aveva sempre desiderato che il figlio potesse diventare sacerdote. D’altronde don Pierpaolo aveva già le porte aperte in direzione di questo percorso: il nonno, Antonio Salaorni, originario di Terrazzo, era arrivato a Garda come sacrestano di monsignor Federico Segantini, e il fratello di Antonietta, lo zio Cirillo, è stato per più di cinquant’anni organista ufficiale della parrocchia».

Nonostante un rallentamento delle attività dovuto al periodo di pandemia, come è avvenuto d’altra parte in ogni altro luogo, la vita parrocchiale di Garda è vivace e vede un gruppo di volontarie e volontari impegnati nel catechismo per bambini e ragazzi, ma anche nei Grest estivi all’interno del circolo Noi. La speranza è quella di veder rifiorire le attività dei gruppi, tra cui quelle che si svolgono nella sede del circolo, magari coinvolgendo anche i fedeli che trascorrono in paese le vacanze estive. «Un tempo – racconta Nestore – c’era addirittura una Messa in tedesco, celebrata da un salesiano polacco che conosceva la lingua».

La comunità si prepara a ripartire, quindi, con la guida di don Giuseppe e di don Pierpaolo. E il vescovo Domenico, dopo aver commentato la celebre pagina del Vangelo di Matteo in cui Gesù si identifica con coloro che non hanno nulla e nessuno – “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” – e aver raccontato la storia dei due monaci, Rufus e Rufinus, intenti a immaginarsi come sarebbe stata la vita eterna, per poi rendersi conto che essa non si può descrivere e nemmeno immaginare, e dunque a maggior ragione è importante fare del proprio meglio e dedicarsi al prossimo durante la vita terrena, ha richiamato le parole del profeta Ezechiele: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, si legge in questa parabola che deve darci il senso dell’urgenza che abbiamo di sostenerci reciprocamente. Don Giuseppe e don Pierpaolo, che voi parrocchiani conoscete già da molto tempo, continueranno a farlo, ciascuno col proprio spirito, con il proprio carattere e la propria personalità. Li salutiamo oggi con questo augurio, rivolto a entrambi».

Rivolgendosi ai due parroci, il sindaco Davide Bendinelli ha sottolineato la grande armonia che ha caratterizzato questi anni: «Don Giuseppe, sei entrato nel tessuto sociale e hai instaurato un rapporto con i cittadini che non c’era mai stato prima, caratterizzato da fiducia reciproca, confidenza e affetto. Quando ho saputo che saresti andato via, ho pensato che sarebbe stato difficile trovare qualcuno che avrebbe potuto prendere il tuo posto. Ma quando ho saputo il nome del co-parroco che ti affiancherà nei prossimi mesi, ho tirato un sospiro di sollievo. Don Pierpaolo, noi ti conosciamo da sempre, sappiamo la persona disponibile che sei nell’ascoltare anche chi ha più esperienza di te, e don Giuseppe potrà aiutarti anche a gestire una comunità come la nostra».

E la parola è passata, dunque, a don Pierpaolo Battistoli, che ha fatto una confidenza ai fedeli intervenuti alla celebrazione: «Ho detto subito sì, quando mi è arrivata questa proposta. Anche se ho fatto notare al Vescovo che nessuno è profeta in patria, e ho condiviso una perplessità: chi ha fatto il curato in una parrocchia e poi ci torna come co-parroco non avrà vita facile. Ma confido nel vostro aiuto: il parroco ha i parrocchiani che si merita e i parrocchiani hanno il parroco che meritano. Io ce la metterò tutta. Ripensando alle parole della prima lettura, richiamata dal Vescovo, cercherò di continuare qui la mia missione. Portando il mio punto di vista con calma e in armonia con voi».

Già nel X secolo la pieve, una delle più antiche della diocesi, aveva un Capitolo con canonici che conducevano vita comune e chierici dislocati a Torri e Bardolino. A seguito di lavori di sistemazione del cortile e del chiostro è stato rinvenuto il marmo che fu, con ogni probabilità, l’antica vasca battesimale dei secoli X-XI. La chiesa attuale risale al 1774 e fu consacrata nel 1913 dal cardinale Bacilieri. La chiesa di Albisano esisteva già nel XIII secolo. Nel 1532 era dotata di fonte battesimale, e quindi era parrocchia. In seguito divenne curazia di Torri del Benaco. La chiesa attuale è del XVIII secolo.

La pieve di Garda è dedicata alla Madonna Assunta, la cui festa ricorre il 15 agosto. E alla Madonna Garda tributa i suoi onori anche disputando il palio delle contrade, la caratteristica gara con le barche da pesca con la voga alla veneta: prima di scendere in acqua, gli equipaggi vanno in chiesa a ricevere la benedizione del parroco e affidano la loro corsa sul lago alla protezione della Madonna Assunta. E le acque del lago hanno avuto, in passato, un ruolo da protagoniste in occasione dell’ingresso di nuovi parroci: un tempo alcuni di loro arrivavano nel porto di Garda a bordo di alcuni barconi storici usati per il trasporto delle merci, quando il lago era l’unica via di comunicazione, venivano accolti dalle autorità civili e dalla banda di Garda, e poi in corteo andavano fino alla chiesa parrocchiale.

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