Decisive le esperienze degli altri diaconi
di NICOLA MAGNABOSCO
L'inizio particolare ovvero l’iscrizione all’Issr “San Pietro Martire” nel 2016
di NICOLA MAGNABOSCO
Il passo che vivo con l’ordinazione ha un inizio particolare ovvero l’iscrizione all’Issr “San Pietro Martire” nel 2016 su invito dell’allora mio parroco don Arnaldo Piovesan. Mi sono avvicinato con molta esitazione e titubanza perché pensavo di sentirmi poco adatto, ma soprattutto di trovare un ambiente “bacchettone” e giudicante. Non è stato facile per me affrontare studi umanistici (i libri non hanno nemmeno una formula matematica) avendo avuto un percorso di studio in gioventù molto turbolento e solo più tardi uno studio molto più impegnato ma solo in ambito scientifico. Ricordo che il primo anno non riuscivo a coniugare la frase che il professore stava pronunciando, ma malgrado questo le ore volavano via come il vento. Ascoltare alcuni temi tipo quello della libertà, del peccato, del perdono, della coscienza trattati con una tale dolcezza e profondità da sentirmi dentro i brividi. Mi scoprivo, alla fine di ogni lezione, molto fortunato per il fatto che la mia famiglia mi stava permettendo di vivere una tale esperienza ed è stato bello avere sempre l’incoraggiamento del nuovo parroco don Andrea Furioni. Lo studio è stato ed è tuttora molto oneroso per il fatto che il mio lavoro mi impegna mentalmente e arrivo stanco alla sera e ancor più nel fine settimana, che sono proprio i momenti che per la maggior parte devo dedicare a questo; però i temi e gli argomenti sono talmente affascinanti e coinvolgenti che subito dimentico la fatica e mi immergo in quel mondo. Lo studio per me non è preparazione per sostenere l’esame e ripetere ciò che ho sentito a lezione, ma è approfondire la mia storia, è chiedermi – come dice il salmo – cosa è l’Uomo, da dove viene e se è destinato a qualcosa; lo studio per me è preghiera appassionata, intima, profonda, in cui arrivo anche a commuovermi. Dopo un primo periodo di studio, nel 2017 ho deciso di affrontare il primo passo e cioè un primo anno di discernimento, dopo il quale sono stato accolto per proseguire il cammino per la preparazione al diaconato. Vi è stato quindi un cammino parallelo allo studio, compiuto assieme a formatori che sono sia sacerdoti che diaconi con i quali abbiamo, negli anni, approfondito cosa sia la figura del diacono e mano a mano che cosa significa vivere l’esperienza di servizio cui egli è chiamato. In questi sei anni di preparazione abbiamo fatto tesoro di tutte le esperienze personali narrate dai diaconi, delle loro toccanti storie al fianco dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, dei carcerati, dei malati. I dimenticati dal mondo ma non da Dio che si rende presente per mezzo di un mondo, molto spesso, di sconosciuti volontari affiancati da sacerdoti, consacrati/e e diaconi. Dopo questi incontri fatti di racconti rimanevo, assieme ai compagni di cammino, senza parole e solo dopo qualche ora ci scrivevamo, sul nostro gruppetto WhatsApp, se semmai un giorno saremo anche noi in grado di tali gesti di Amore gratuito. L’esperienza di fede della comunità dei diaconi è per me determinante per capire se la strada che sto percorrendo è in sintonia con ciò che provo e “sento” dentro di me. Per esempio, se per qualsiasi cristiano i momenti riservati agli esercizi spirituali sono importanti, quelli che facciamo con la comunità dei diaconi nel periodo di Avvento e Quaresima sono qualcosa di distintivo; in particolare mi attrae la ancora esuberante, viva e vivace voglia di Cristo che si manifesta anche dopo molti anni di servizio e non più in giovane età. Scorgere, scoprire in un uomo non più giovane un entusiasmo fresco e brillante per Cristo mi riempie di fiducia, mi interessa, mi stimola e mi piace. Ed in tutto questo mi sento Amato, chi-Amato.
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