Quando le note diventano un ponte tra i popoli
di FRANCESCA SAGLIMBENI
Con l’associazione “Musica Solidale” vengono avviati e sostenuti tanti progetti in Africa
Inclusiva e universale per sua medesima natura, se messa nelle “mani giuste” la musica può diventare uno strumento di solidarietà davvero senza confini. Questo narra la sia pur giovanissima esperienza di “Musica Solidale”, associazione di volontariato che tramite l’organizzazione di iniziative musicali sostiene progetti umanitari in diversi Paesi dell’Africa: dall’assistenza sanitaria e diritto allo studio al più specifico campo dell’educazione e formazione musicale.
Tutto comincia quando, nel 2012, il violinista Alberto Ambrosini, docente al Conservatorio Dall’Abaco di Verona, compie un viaggio in Ghana per fare visita a due orfanotrofi della capitale Accra, insieme alla Richbone Foundation. «Portavo con me due valigie colme di vestiti, ma mi resi subito conto di come lì mancasse proprio tutto, a partire da luce e acqua», spiega il maestro, cofondatore – due anni fa – di Musica Solidale. «Decisi dunque che ogni anno mi sarei recato in Africa per portare il mio contributo. Qualche anno dopo, in Togo, conobbi Susanna Salerno, una giovane piemontese con il sogno di costruire una casa di accoglienza per bambini e bambine abbandonati o in difficoltà, a Kpalimè».
Quel sogno si chiamava “Maison sans Frontières” e grazie alla generosità del violinista veronese, nel 2016 Susanna è riuscita a realizzarlo. Poi arriva il contatto con la Ong “Bambini nel Deserto” ed è sempre dalle tasche di Ambrosini in persona che escono i fondi destinati alla costruzione di un pozzo e di una scuola materna in Burkina Faso, progettati dall’organizzazione non governativa. Ma questo fu solo l’inizio.
«Durante successivi viaggi – testimonia il maestro – ho avuto modo di toccare con mano la necessità, per le donne africane, di acquisire indipendenza. Nel frattempo avevo conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie. Insieme abbiamo dunque deciso di sostenere un progetto di microcredito femminile finalizzato ad avviare all’autoimprenditorialità alcune donne del Mali, che ora stanno mettendo in piedi delle cooperative tutte loro». Con scopo analogo, più di recente (questa volta con il sostengo di Musica Solidale) è stata aperta anche una scuola di cucito che offre vitto e alloggio alle giovani vittime di violenza, dedicando loro un percorso di studi triennali di sartoria al termine del quale le ragazze ricevono in dotazione una macchina da cucire professionale per avviare la propria attività. L’associazione si costituisce quindi nel solco dell’esempio concreto di Ambrosini, quando via via si avvicinano al suo operato uomini e donne intenzionati a condividerne l’idea di musica quale “ponte tra popoli”, ovvero strumento per dare voce ai valori dell’impegno sociale e del rispetto della dignità umana. Il primo nucleo di soci (al fianco dello stesso violinista ci sono Luciano Sartori, Pamela Coassin, Gionata Brunelli), dà quindi il la a progetti solidali sempre più ambiziosi, che comprendano anche la promozione del “diritto alla musica”.
«Da un paio di anni organizziamo un concorso per l’assegnazione di una borsa di studio al migliore allievo musicista del Veneto, che si aggiudica altresì la possibilità di suonare per un anno il prezioso violino Marconcini del 1814, messo a disposizione dalla famiglia Lonardi», ragguaglia il maestro. Mentre giusto lo scorso anno, «abbiamo inaugurato la prima scuola di musica “Musique Solidaire” del Togo, unica nel suo genere in quanto in grado di offrire a tutti gli adulti e i bambini privi di mezzi la possibilità di imparare a suonare uno strumento in modo gratuito. La musica è infatti un antidoto che andrebbe inserito in tutti i contesti urbani maggiormente esposti al disagio sociale. Essa favorisce lo sviluppo dell’interculturalità, dell’integrazione, della lotta alla dispersione scolastica». Non solo un luogo dove imparare a suonare, ma anche un’occasione di aggregazione e di accoglienza di tanti giovani africani impossibilitati a studiare, «che altrimenti si darebbero a delinquenza o alcolismo». Nella nuova scuola «abbiamo cercato di dare importanza anche all’ambiente, dotandolo di nuovi arredi e di una gamma di strumenti volta ad ampliare le possibilità formative dei partecipanti». Nel segno dell’inclusività è inoltre l’ammissione di studenti non vedenti, che si cimentano nelle percussioni e nella danza. «Un progetto vocato altresì alla formazione di nuove generazioni di insegnanti di musica, guidati in loco dal maestro Abalo».
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