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Qui Castiglione, dove in parrocchia le porte sono aperte per tutti

di FRANCESCO OLIBONI
Una comunità di accoglienza e di recupero sociale concreto

Qui Castiglione, dove in parrocchia le porte sono aperte per tutti

di FRANCESCO OLIBONI
Castiglione è una parrocchia poco conosciuta, che conta circa 800 persone. In quella zona è molto più famosa la vicina Villa Buri. E a Castiglione da una decina d’anni è parroco don Orazio Bellomi, ex direttore della pastorale adolescenti quando si trovava a Casa Serena a Settimo, ma soprattutto missionario dal 2004 al 2014 in Brasile, diviso tra Joao Pessoa e Sao Luis.  Don Orazio arriva come parroco di Castiglione nel 2014, ma inizialmente va a vivere con i suoi confratelli sacerdoti nella vicina San Michele Extra. Inizia presto a conoscere la sua comunità, a capirne le potenzialità. E a maggio 2015 intraprende con i suoi parrocchiani un’avventura: tutti insieme, con l’aiuto di un gruppo di richiedenti asilo che all’epoca erano ospiti all’ostello della gioventù, iniziano a ristrutturare la canonica e ne ricavano varie stanze. Poi arriva il tempo di creare rete e lo fa con Il Samaritano di Caritas Verona. Infine, il 12 ottobre 2015, data molto cara al parroco, avviene l’inaugurazione con l’accoglienza in canonica, insieme a don Orazio, di tre uomini per il freddo periodo invernale. Racconta il don: «Il 12 ottobre in Brasile è il giorno del bambino, equivale alla nostra santa Lucia. Giornata di doni e festa. E per la Chiesa si festeggia Nostra Signora Aparecida, patrona del Brasile. In quel 2015 partiva a Castiglione un dono, un progetto di comunità, che coinvolgeva anche le altre parrocchie della zona: San Michele, Beato Carlo Steeb e Madonna di Campagna. E iniziava incredibilmente pochi giorni dopo l’appello di papa Francesco che, all’Angelus, esortava le parrocchie ad aprire le proprie porte all’accoglienza di profughi e persone fragili. Sembrava veramente un segno». 
Ma i segni non finiscono: lo stesso anno, il 2015, è quello dell’uscita dell’enciclica Laudato si’ del Santo Padre, dedicata alla cura dell’ambiente naturale, della casa comune e delle persone. «In quei giorni – spiega don Orazio – mi chiedevo quale fosse la principale ricchezza intorno a Castiglione. E il Papa mi ha fatto capire che era proprio la terra. Alcuni contadini ci hanno generosamente dato degli appezzamenti in comodato d’uso gratuito, i primi tre ospiti sono rimasti anche dopo l’inverno e abbiamo iniziato ad accogliere con Caritas anche qualche richiedente asilo. E dal 2016 è iniziato il progetto dell’orto solidale, come cura della terra e delle persone che la lavoravano. L’obiettivo principale è che le persone che passano da Castiglione, raggiungano presto la loro autonomia e questa passa per forza dal lavoro. Prima nel nostro orto, ma poi fuori, trovando occupazioni stabili, poi una casa, poi una rete personale. In pochissimi non ci sono riusciti, ma la maggior parte degli ospiti passati da qui, ora vive in autonomia e ha un proprio percorso di vita».Entrare oggi in canonica a Castiglione è come vivere in un porto di una città di mare. Entra un ragazzo africano, esce un signore anziano in difficoltà, arriva una persona che ha avuto a che fare con il carcere, poi una volontaria, poi una parrocchiana generosa… E al centro don Orazio, con il suo carisma: «Io sono un po’ la guida della comunità, ma qui ho trovato persone aperte e disponibili ad accogliere le iniziative che il Signore attraverso di me, ma attraverso lo Spirito, riesce a indicarci». E così qui si respira veramente quello che è il fondamento di Caritas: animazione di comunità. Alle spalle c’è una nutrita equipe di volontari nell’organizzazione di ogni ambito, dalle accoglienze alla difficile gestione dell’orto. E poi tutti i volontari che si dedicano alle lezioni di italiano, tra cui anche alcuni giovani. Altri volontari che seguono gli accompagnamenti, burocratici o medici; altri che seguono le coltivazioni oppure gli ambiti burocratici e contabili dell’orto. E poi: tre signore che abitano la casa per tre pomeriggi alla settimana e un gruppetto di famiglie che si dedicano alla preparazione delle cene per tre sere a settimana, fermandosi a mangiare con gli ospiti. Ospiti che oggi sono otto, con un nono, aggiunto di recente, per il solo periodo invernale. 

«Le accoglienze, spesso realizzate grazie alla collaborazione con Il Samaritano di Caritas diocesana, sono diventate animazione di comunità. La carità a Castiglione è espressione della comunità nel suo insieme. È al centro di tutto, anche nell’ambito liturgico. In questo senso, il mio passato in Brasile mi ha aiutato: in Brasile si porta la vita all’interno della celebrazione, con un’attenzione particolare ai più piccoli. Qui la comunità ha risposto presente: la carità colora tutte le dimensioni della vita della parrocchia. I bambini del catechismo vanno in visita alla casa di riposo di San Michele; i regali delle prime comunioni spesso arrivano dal mercato equo solidale; le donazioni di Provvidenza che continuano ad arrivarci. Ma anche la mentalità sta cambiando: nella scelta dei prodotti da acquistare al supermercato, che siano di qualità e giusti; nel tentativo di avere una parrocchia plastic free; nelle piccole attenzioni sul consumismo della società; nella scelta del conto corrente bancario, presso Banca Etica, una banca non armata, che sta diventando un modello per i parrocchiani. Ormai la parrocchia di Castiglione vive questa dimensione sociale a 360 gradi: addirittura ogni anno riempiamo un pullman intero per andare ad Assisi alla Marcia per la pace».L’orto oggi non è più solo un progetto sociale, ma è sempre più strutturato e per alcuni volontari è un impegno tale che sembra un lavoro. Nel 2023, in collaborazione con la cascina Albaterra di Fittà, nasce infatti una odv, Il Casolare, con addirittura un ospite della canonica di Castiglione assunto in regola per la gestione della produzione. «Si tratta di assunzioni annuali, che durano finché la persona coinvolta non trova il suo lavoro e il suo posto nel mondo. Oggi abbiamo otto serre di trenta metri per quattro, più vari campi esterni. Ci sono una sessantina di famiglie che si impegnano a comprare le cassette di verdura di stagione per un anno intero ad offerta libera. Ma c’è chi compra le cassette e decide di donarle alle famiglie bisognose della San Vincenzo di San Michele, che tra l’altro acquista a sua volta delle cassette da noi. Ma chiunque può aderire contattandoci in canonica». Ma non finisce qui, questa dimensione di stile di comunità si è tradotta di recente in un altro progetto sociale: «Con il circolo Noi parrocchiale è partito in canonica un piccolo negozietto di mercato equo solidale, con prodotti del mercato equo della Rondine, altri di piccole cooperative locali, ma anche detersivi alla spina di una associazione di Rovereto che lavora con i carcerati».E le persone accolte? Arrivano, crescono, condividono. Trovano il loro percorso. La difficoltà maggiore oggi è la casa, ma, come dice don Orazio, «con la nascita della odv, siamo riusciti a farci garanti per tre appartamenti sul territorio, uno dei quali della parrocchia di San Michele. E dodici persone hanno così una casa dove vivere». E nel frattempo don Orazio con i suoi volontari stanno già pensando al prossimo ospite, al prossimo progetto, alla prossima chiamata al servizio dei piccoli e dei poveri della società.

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