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Da 170 anni la banda di Bussolengo è la colonna sonora del paese

di LINO CATTABIANCHI
Nata per formare i giovani alla musica, oggi conta 85 elementi 

Da 170 anni la banda di Bussolengo è la colonna sonora del paese

di LINO CATTABIANCHI
Da 170 anni è la colonna sonora del paese: il corpo bandistico “Città di Bussolengo” ha tagliato questo traguardo in grande ripresa dopo il Covid e ha preparato una stagione di concerti che si concluderà l’11 settembre al Vittoriale degli italiani di Gardone Riviera, ospite speciale del presidente Giordano Bruno Guerri che aveva sentito suonare alcuni allievi della Scuola civica musicale in occasione della Fiera di San Valentino.
Una cavalcata di quasi due secoli che ci riporta al clima della dominazione austriaca in Italia e a Bussolengo. Ecco il primo atto ufficiale relativo alla nascita di quella che sarebbe poi diventata la banda di Bussolengo. Indirizzato alla deputazione comunale di Bussolengo, il documento è firmato dall’I.R. Commissario distrettuale di Verona, che in data 22 marzo 1852 scrive: “L’inclito I.R. Comando di Città e fortezza col rispettato decreto del 27 febbraio p.p. n° 137 acconsentì all’erezione in codesto Comune di una società musicale senza eccettuare alcuna delle persone introdotte come soci. S’intende da sé che una tale concessione è condizionata al buon andamento della società ed all’unico scopo musicale per cui viene istituita e che sarebbe subito disciolta ove non procedesse a seconda dello scopo medesimo od alle intenti dell’I.R. Autorità militare che ebbe ad accordarla. Tanto si comunica a codesta deputazione in riscontro al suo rapporto in 3 dicembre 1851 n° 1387 perché ne dia analoga comunicazione ai soci ed attivi l’opportuna sorveglianza per l’esatto adempimento delle Superiori prescrizioni, facendo immediato rapporto in caso di qualunque emergenza”.
Si tratta della risposta ad una richiesta, avanzata da un gruppo di genitori, affinché venga concessa ai loro figli l’autorizzazione per riunirsi senza incorrere in sanzioni o arresti. Gli stessi genitori, in un altro documento datato 15 gennaio 1852, scrivono: “Li sottoscritti genitori dei giovani componenti la società dei suonatori la Banda Musicale di Bussolengo per sé e per loro eredi si obbligano di pagare al sig. don Dal Fior Bartolomeo, parroco protempore garante degli strumenti di musica entro il novembre dell’anno corrente il resto del debito residua dello strumento dei rispettivi loro figli e tutelati secondo che sono notati nell’elenco del giorno 20 novembre 1851”. Nella lettera si fa riferimento ad un elenco di suonatori, dove si possono leggere ventiquattro nominativi, oltre ai nomi del presidente e cassiere, Francesco Barbieri, del capo-banda, Paolo Benato, e del Maestro Angelo Ferri. Viene citato il parroco di Bussolengo, don Bartolomeo Dal Fior, che figura tra i più generosi sostenitori della banda, ricordato dall’esordiente gruppo di musicisti come un “finanziatore”, attraverso un prestito per l’acquisto di strumenti musicali. In data 8 luglio 1852, la Società musicale di Bussolengo sarà inclusa nel registro delle società politiche del territorio del distretto di Verona con le seguenti annotazioni: “Società Musicale di Bussolengo, costituita per un onesto divertimento nelle ore dell’ozio, per ornamento del paese e per decoro delle funzioni della chiesa”. Togliere molti giovani dal caffè e dalle osterie e aggirare il divieto di riunione esteso a tutte le province sotto la dominazione austriaca: queste, in buona sostanza, le motivazioni.
Poche, ovviamente, le esibizioni pubbliche all’inizio: il complesso bandistico viene considerato un “ornamento” ad altri festeggiamenti, come Carnevale, feste religiose, Messe e funerali. Non si è ancora diffusa l’idea che la banda possa esistere come organismo a sé stante, in grado di suonare per il piacere di far musica. Dopo l’Unità d’Italia, fino ai primi anni del Novecenti, la musica cambia: c’è un significativo aumento di partecipazione ai concorsi e la banda di Bussolengo è in prima fila nel gareggiare con gli altri complessi. In questo periodo il Comune comincia a considerare la banda un importante strumento per arricchire, in modo innovativo, la carente educazione popolare. All’epoca l’istruzione s’interrompeva, per i più, alle elementari e terminate le scuole non c’era modo di applicare quanto imparato. In questo contesto interviene l’istruzione musicale, non più solo elemento decorativo della conoscenza, ma anche come fattore in grado di mantenere in esercizio i rudimenti di matematica e alfabeto, e soprattutto di incidere sul costume e sulla società contribuendo a formare una coscienza morale dell’individuo e del collettivo. Nei primi anni del Novecento viene introdotta, a spese del signor Meato Silvano, la prima divisa della banda, composta da pantaloni bianchi, “capel” con la piuma e scarpe “de vernice” perché era la moda del tempo. Essa costituisce un importante passo per l’identità bandistica: oltre a rafforzare lo spirito di gruppo e il legame con l’associazione, essa è in grado di creare un ottimo colpo d’occhio e contribuisce ad accorciare ulteriormente le distanze tra la musica “alta” e la tradizione popolare.
Al tempo la sede della scuola era ubicata nel teatro “Capitini”, dietro il Caffè nazionale, un teatro abbastanza grande dotato di un bel palco e di panche per il pubblico in platea. Il presidente della banda era Natale Montresor detto “Magnato”, succeduto al Maestro Mora, al quale subentrò Giovanni Dal Fior. Nel 1915, con lo scoppio della Prima Guerra mondiale, la banda dovette sciogliersi, poiché la maggior parte dei componenti venne chiamata alle armi. Ma, alla fine del conflitto, le file si ricomposero, grazie all’opera dell’infaticabile Pietro Zecchini, trombettista e grande benemerito della banda. Attorno a lui si ritrovarono vecchi e nuovi musicisti come Emilio Sorio, Pietro Pizzamiglio, Giovanni Berti. Verso la fine degli anni Venti, la banda venne riorganizzata, sia sotto l’aspetto normativo che musicale, al fine di garantire a Bussolengo “il suo Corpo Musicale, quello cioè che merita per il suo prestigio e per la sua alta tradizione”, come dichiarato dal podestà Avesani nella premessa al nuovo regolamento del complesso. Tra le riforme, l’acquisto di nuovi strumenti e accessori, dal cui preventivo è possibile dedurre la presenza di un organico composto da una trentina di elementi. Durante il periodo fascista, la banda venne annessa, assieme ad altre istituzioni già esistenti, all’interno dell’Opera nazionale dopolavoro e fu sempre presente alle manifestazioni e rappresentazioni del Regime, soprattutto come strumento di propaganda: l’obiettivo era quello di incentivare la partecipazione agli eventi pubblici, attirando un maggior numero di persone. Si organizzano molti concerti nelle stagioni estiva ed autunnale, nonché diverse trasferte e partecipazioni a concorsi nei paesi della zona. Negli anni ’30-’40 l’attività bandistica prosegue florida, tra eventi e manifestazioni, fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale, quando se ne perdono le tracce. Intorno al 1947, dopo l’interruzione forzata a causa della guerra, la banda “risorse” sotto la guida del Maestro Mormille, e con l’aiuto di Pietro Zecchini e Gianni Tortella (Gianni Bon) si riuscì a raccogliere una quarantina di ragazzi per ricomporre la Scuola di musica e far nascere in paese una vera passione per la musica bandistica.
La Società bandistica, ben organizzata e rappresentata da una presidenza, ottenne un nuovo locale per le prove, la possibilità di comprare qualche nuovo strumento e di riparare quelli vecchi. L’attività concertistica fu intensa: il complesso partecipò a diversi eventi. È in questo periodo che si svolgono i primi concerti svincolati da altri avvenimenti: oltre alla sua funzione di decoro e servizio pubblico, la banda inizia ad affermare una sua autonomia artistica. Essa presenziò, il 4 agosto 1957, alla prima festa delle pesche. Dal 1957 al 1981, anno di entrata in carica del Maestro Luciano Brutti, ci furono battute d’arresto e riprese in cui ebbero un grande ruolo Giovanni Tortella, Giovanni Rudari, Pietro Zecchini, Gianni Bon e i Maestri Pasquale Mormille, Onofrio Baietta di Castelrotto e Carlo Castagnedi di Sandrà. Dal gennaio 1981 direttore del complesso è il Maestro Luciano Brutti, professore di fagotto, il quale ha dato un taglio più moderno e attuale, proponendo un vasto repertorio con predilezione a composizioni originali per banda e mantenendo nel contempo viva anche la tradizione bandistica confermata negli anni. Con lui la banda ha preso un ulteriore vigore, ha intensificato lo studio d’assieme e di ogni singolo musicista ed è entrato a pieno titolo nel novero delle bande venete più attive, più rappresentative e sempre disponibili per ogni iniziativa che favorisca in particolare l’incontro tra le diverse formazioni. A quarant’anni dal suo arrivo, festeggiati nel 2021, il Maestro Brutti continua a dirigere l’antica Società musicale, legandosi affettivamente ai suoi componenti, che in molti casi seguono una carriera artistica musicale al di fuori del complesso. Per la sua attività culturale e sociale nell’ambito del corpo bandistico, il Maestro è stato insignito dall’amministrazione comunale del riconoscimento “Bussolengo premia”.
Da mettere in rilievo il notevole potenziamento della Scuola civica musicale, che con oltre 200 allievi e uno staff di una quindicina di insegnanti, tutti diplomati al conservatorio, ha come obiettivi l’insegnamento, la conoscenza e la pratica della Musica sia a livello amatoriale che con caratteristiche professionali. È significativo ricordare che alcuni degli insegnanti si sono formati proprio presso la banda, diplomandosi successivamente al conservatorio musicale. Importanti poi gli impegni internazionali: il più significativo il gemellaggio che intrattiene dal 1983 con il Bläserchor di Nieder-Olm, cittadina tedesca della provincia di Mainz gemella di Bussolengo, con il quale ha instaurato un rapporto di amicizia con reciproci scambi biennali. L’organico attuale del complesso è di 85 elementi. Fa parte dell’Associazione musicale delle bande, degli assiemi e dei complessi. Presidente del corpo bandistico, dal 2021, è Cristina Montresor

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