Chiesa
stampa

Il card. Ravasi “legge” il presepe: «La Natività racconta l’attualità»

di DON LUCA PASSARINI

In redazione a Verona fedele una bella e provocatoria “lezione” per il Natale

Il card. Ravasi “legge” il presepe: «La Natività racconta l’attualità»

di DON LUCA PASSARINI

«In una società tendenzialmente secolarizzata o che, comunque, ha una diversa sensibilità, il Natale rimane una presenza, uno sprone». 

Questo ha evidenziato il card. Gianfranco Ravasi nel tempo disteso di dialogo che ci ha concesso nella sede di Verona fedele, in occasione della sua presenza in città per il trentennale del Premio giornalistico nazionale “Natale Ucsi”. Ha specificato: «In questi giorni anche le nostre chiese, che rischiano abitualmente di essere quasi deserte, accolgono molte più persone, si ricompone l’assemblea. La liturgia della Parola ed eucaristica del Natale hanno una forza di provocazione se sappiamo proporle nella loro autenticità e a partire dal testo generatore, al di là di una figura stilizzata che si è andata a creare. Il Natale è diventato ambiguo, perché tendenzialmente si è trasformato in evento folcloristico, ma se riproponiamo ancora con energia la sua natura, possiamo piantare in tutti un seme e offrire un segno. D’altronde, come cristiani siamo chiamati ad essere sempre spina nel fianco per la società».

Guardando il semplice presepe allestito nella nostra sede, ha elencato ciò che dal Natale, anche con i suoi simboli, scaturisce: «C’è il problema della nascita, con quello che comporta, ovvero la denatalità che ha numeri impressionanti; gli immigrati che arrivano con i bambini o i bambini soli che giungono in Italia, e credo che tutti abbiamo negli occhi l’immagine della ragazza di 11 anni, unica sopravvissuta del naufragio di pochi giorni fa; il dramma dell’aborto, con la connotazione teologica che affermiamo e comunque con la necessità di rimanere in dialogo con le persone che lo praticano, perché la vera via rimane quella della relazione, del cercare e lasciarsi raggiungere dal volto dell’altro, come diceva Emmanuel Lévinas. Stessa cosa per quanto riguarda la maternità surrogata, con tutta la sua complessità, certi che anche nelle scelte più sbagliate c’è un appello, che non riusciamo del tutto a decifrare».

Allargando questo orizzonte emergono i temi più complessivi della maternità, «che – precisa – non è solo una questione fisiologica, culturale, personale, esistenziale, ma che porta con sé questioni come il lavoro, la società»; e della paternità «con la figura di Giuseppe che ci provoca sulla funzione del padre nella famiglia e nella società, in un contesto in cui ci interroghiamo su patriarcato e ci dice che esiste una paternità che ha un ventaglio più ampio della mera generatività, come l’adozione, l’essere guida spirituale o l’essere chiamati a indicare un cammino in nome dell’esperienza». Dal “carpentiere” di Nazareth possiamo cogliere pure un altro aspetto ovvero tutto quello che riguarda il problema del lavoro che oggi non riguarda più, del resto, solo il capofamiglia.

Personaggi imprescindibili del racconto di Natale sono, poi, i pastori «i quali – spiega mons. Ravasi – erano chiamati “i mostri della montagna” e non potevano accedere al tempio perché avevano un modo di vivere non condiviso, a partire dal loro stare con gli animali, e perché non rispettavano i confini e il catasto; avevano di fatto un’altra cultura e uno stile di vita diverso, per cui non erano accettati. Rappresentano tutti gli emarginati, che il Vangelo mette, invece, al centro con Gesù che per tutta la vita avrà al fianco quelli che la società in vario modo rifiuta o vorrebbe eliminare».

Altre provocazioni che, secondo il cardinale, ci giungono dal racconto del Natale riguardano il problema abitativo, così come i piccoli e gli innocenti che rischiano sempre di essere vittime delle “stragi dei potenti”.

Sollecitato sulla sua grande passione e competenza culturale, ci confida come ad esprimere il Natale ci siano opere artistiche in grande numero e di diversa natura, come lo spazio che c’è tra la musica di Händel e le canzoni popolari; un posto speciale ce l’ha sicuramente la Madonna del Magnificat di Botticelli, che è anche una sorta di catechesi sul Bambino, sulla maternità e sulla cultura; venendo ai giorni nostri, il successo di un film recitato tutto in dialetto come Vermiglio (di cui Francesco Marini ci ha parlato nell’ultimo numero di Verona fedele) ci dice che i temi che il Natale porta con sé sono ancora forti e provocatori oggi.

Condividendo nell’ultima parte della lunga chiacchierata come il Natale 2024 coincida con l’apertura del Giubileo, il card. Ravasi, da grande biblista, ci offre due riferimenti precisi: «Il primo è Levitico 25 con gli elementi fondamentali e tradizionali, tanto importanti da portare il profeta Geremia a richiamarli con forza. Essi sono il riposo della terra, quindi il tema dell’ecologia e della chiamata a custodire il giardino; la liberazione degli schiavi che oggi ci porta a interessarci delle tante schiavitù diffuse; la remissione dei debiti e la restituzione delle terre che è un appello all’uguaglianza da cui siamo partiti, alla fraternità». 

Il secondo riferimento è nel capitolo 4 del Vangelo secondo Luca quando «Gesù proclama l’annuncio del lieto messaggio ai poveri, la liberazione ai carcerati e la guarigione dei malati, rappresentati dai ciechi (la cecità all’epoca era la malattia più emblematica). Sono persone e condizioni che ci interpellano, in particolare la situazione nelle carceri, con il grande dramma dei suicidi».

Tutti i diritti riservati
Il card. Ravasi “legge” il presepe: «La Natività racconta l’attualità»
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento