Campanari - Predisposto il vademecum per la ripresa dei concerti
I campanili della diocesi di Verona, alla spicciolata e con opportune precauzioni, hanno ripreso a far sentire i concerti “alla veronese”...
I campanili della diocesi di Verona, alla spicciolata e con opportune precauzioni, hanno ripreso a far sentire i concerti “alla veronese”. Domenica 24 maggio, festa dell’Ascensione, le prime squadre campanarie hanno ricominciato la loro attività tradizionale, che consiste nell’esecuzione di melodie portando le campane “a bicchiere” e facendole roteare di 360 gradi per mezzo delle funi che scendono fino al pianterreno dei campanili. Tale metodo di suono, sorto nel XVIII secolo nella chiesa cittadina di San Giorgio in Braida, implica la presenza nelle torri di un numero minimo di cinque campanari. Con la conclusione del lockdown, la stessa Associazione suonatori di campane a sistema veronese (Ascsv), che ha sede in parrocchia a Isola Rizza, ha stilato un “vademecum”, realizzato in collaborazione con un legale ed un medico, per poter ripartire con i concerti in tutta sicurezza, dopo la sospensione di quasi tre mesi imposta dall’emergenza sanitaria.
Il documento, redatto lo scorso 20 maggio dopo un confronto con le autorità diocesane, è stato quindi distribuito dall’Ascsv alle 73 squadre affiliate, sparse tra le province di Verona, Vicenza, Padova, Mantova e Brescia. Il presidente dell’associazione, Michele Cambareri, ha raccomandato agli oltre duemila campanari iscritti di riprendere il suono a corda previa autorizzazione dei rispettivi parroci. Alle varie squadre il “vademecum” suggerisce indicazioni generali, come la copertura di naso e bocca con la mascherina e la disinfezione delle mani. Per quel che concerne le prescrizioni tecniche, l’Ascv raccomanda ai propri suonatori di far accedere al campanile soltanto persone maggiorenni.
I campanari nelle torri dovranno suonare mantenendo una distanza minima tra loro di un metro. Questo impedirà il suono in diversi campanili, dove le distanze tra le funi sono inferiori, così come imporrà l’utilizzo di un numero limitato di campane anche sui concerti più ampi. «Un’esecuzione con il nostro sistema di suono –puntualizza Cambareri – richiede un numero minimo di cinque campanari, sufficienti per eseguire l’Ave Maria di Lourdes. Per questo abbiamo consentito, usando il buon senso, un numero massimo di sei persone all’interno della sala maestro, comprensive del “maestro”, ovvero colui che dirige l’esecuzione dei brani dettando i numeri corrispondenti a ciascuna campana al posto delle note». Per ora il suono a concerto sarà limitato al solo servizio liturgico domenicale e festivo, così come ciascun campanaro potrà suonare soltanto nella torre di pertinenza, evitando “giri itineranti” per i vari campanili.
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