Se la schiena è dolente non sono (soltanto) dolori
di MARTA BICEGO
Come interpretare i sintomi e capire quando è opportuno rivolgersi al medico
di MARTA BICEGO
Capita a molti di alzarsi dal letto con la schiena dolente o di sentire fastidio nella parte bassa della schiena svolgendo normali attività quotidiane. Perché il mal di schiena è un sintomo parecchio diffuso, spesso trascurato talvolta banalizzato e non correttamente diagnosticato. Da queste premesse è partita Sara Lombardi, direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina generale dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio, nell’incontro on line “Il tuo mal di schiena non di dà tregua?” visibile sulla pagina Facebook dell’Ulss 9 Scaligera nell’ambito dell’(H)Open day sulle malattie reumatiche.
«Il dolore è il motivo per cui ci si rivolge al medico curante, non solo perché è un disturbo che grava sulla qualità della vita ma perché, soprattutto nelle forme croniche, comporta la preoccupazione sia la spia di qualcosa di sottostante e più grave», ha spiegato. In generale, 60-80% degli adulti ha sperimentato almeno una volta l’esperienza del dolore alla schiena: causa significativa di infermità, astensione dal lavoro e disabilità al di sotto dei 45 anni.
«Il dolore alla colonna vertebrale può coinvolgere sia zone distinte sia tutta la colonna, ma la parte più frequentemente interessata è quella lombare, per cui si parla di lombalgia. Quando avvertiamo dolore a livello della regione lombare, non è detto sia sempre di pertinenza ossea. Può essere dovuto a un’irritazione del disco intervertebrale, il cuscinetto fibrocartilagineo che s’interpone tra una vertebra e l’altra, svolgendo un ruolo di ammortizzatore della colonna. In alcuni casi riguarda il tessuto nervoso che esce dalla colonna vertebrale: viene irradiato e avvertito lungo l’arto inferiore, la cosiddetta sciatica. Anche le irritazioni degli strati muscolari possono provocare dolore più o meno intenso», ha proseguito la specialista in Reumatologia.
Nella forma acuta, la lombalgia è un sintomo comune: ha durata inferiore a tre mesi, colpisce tutte le età e tende ad aumentare l’incidenza nel corso degli anni. Più importante è il dolore lombare di tipo cronico: «Perdura più di tre mesi, sebbene con andamento alterno; non è di per sé un sintomo, ma sottende a un corteo di disturbi che possono essere dovuti a varie strutture. Una persona su cinque della popolazione generale adulta lo ha provato: è una problematica la cui frequenza non è da sottovalutare. Colpisce in prevalenza persone che fanno attività lavorative stressanti. Comporta una serie di processi emozionali, cognitivi, comportamentali e relazionali che vengono ad alterare la qualità di vita dei pazienti», ha sottolineato la dottoressa.
Le cause? Nelle forme croniche, possono essere molteplici: dalle malattie del disco a patologie varie, fino all’infiammazione della colonna. Tuttavia la lombalgia più comune ha cause “meccaniche”: «Su base muscolare: lo strappo, lo stiramento dopo il sollevamento in maniera non corretta di un peso. Può essere dovuta a discopatia, cioè a ernia del disco, o a processi d’invecchiamento delle ossa , allo scivolamento di vertebre per questioni anatomiche genetiche, a fratture o al restringimento anatomico del canale vertebrale», ha elencato.
Altrettanto fondamentale, secondo la specialista, è prestare attenzione ai fattori di rischio che vanno dall’attività fisica intensa al mantenimento di posture inadeguate fino a frequenti movimenti di flessione e torsione eseguiti in maniera non corretta; dal sollevamento di pesi e movimenti ripetitivi alla sollecitazione della colonna con vibrazioni quando si guida un veicolo per molte ore al giorno in una posizione scorretta. Il sovrappeso incide sulla sintomatologia dolorosa, per il peso ponderale e perché il grasso rilascia sostanze che favoriscono l’infiammazione a livello delle articolazioni. Pure il fumo può liberare sostanze che favoriscono la patologia infiammatoria articolare.
Quando rivolgersi al medico? «Quando il dolore causa una limitazione molto importante della qualità di vita o è accompagnato da un danno ad altre strutture, per esempio quando dalla colonna si irradia verso l’arto inferiore condizionando il movimento o alla comparsa di formicolii», ha risposto. Non è sempre facile risalire alla causa del problema, ma esistono dei campanelli d’allarme ai quali prestare attenzione: sintomi particolari che, prima degli esami strumentali, possono aiutare a capire. Nello specifico, ha concluso, «se il dolore perdura per oltre tre mesi, con peggioramento a riposo o al momento del risveglio e insorgenza nelle ore notturne con rigidità al mattino che permane oltre 30 minuti. Segni e sintomi fondamentali per guidare il medico verso la diagnosi. Compaiono in pazienti di età inferiore a 40-45 anni, più che negli anziani. Importante è infatti la diagnosi precoce per bloccare il processo infiammatorio ed evitare danni ulteriori».
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento