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“San Vincenzo”, baluardo contro ogni povertà

di ADRIANA VALLISARI
Oltre a quella economica sono emerse la culturale e valoriale. Da inizio pandemia, le sfide non sono mancate

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“San Vincenzo”, baluardo contro ogni povertà

di ADRIANA VALLISARI
«A Verona è difficile morire di fame o non avere abiti con cui vestirsi: c’è una solida rete di volontariato che aiuta chi è in difficoltà. La povertà economica, però, è la più risolvibile: negli ultimi anni, e specie con la pandemia, sono emerse nuove facce della povertà, più complesse, come quella culturale e valoriale». Fotografa il cambiamento in atto Franca Erlo, presidente veronese della Società San Vincenzo De’ Paoli, che raggruppa 48 conferenze fra città e provincia. Ovvero una schiera di 464 soci e 134 volontari simpatizzanti in prima linea per aiutare le persone più sfortunate. «Nonostante le restrizioni, siamo riusciti a portare avanti le attività, cambiando il nostro modo di lavorare: abbiamo incrementato i contatti telefonici, attivando delle linee dedicate e, sospese le visite domiciliari, ripartendo appena è stato possibile», spiega. 
Per questa associazione cattolica laicale, che opera nelle parrocchie, le sfide non sono mancate. A partire dall’esplosione dei casi da seguire. «Nel 2019 avevamo assistito 4mila persone; con la pandemia per 27 delle nostre 48 conferenze le domande di aiuto sono cresciute notevolmente: sono state 900 in più e continuano ad aumentare», chiarisce. La maggioranza dei beneficiari sono famiglie, molte di origine straniera. «Ne sono arrivate parecchie di nuove, anche italiane – precisa –. Alcuni nuclei vivevano grazie a lavori nel settore terziario, negli alberghi o facendo pulizie: trovandosi a casa da un giorno all’altro sono caduti in difficoltà. Ora qualcuno ci ha comunicato di non aver più bisogno di noi, ma ci sono molti che ancora faticano». 
Pur continuando ad ascoltare chi si fa avanti, la San Vincenzo ha allargato il suo sguardo. Per esempio, è intervenuta sul fronte dei minori, dando un contributo alla Caritas diocesana per l’acquisto di computer da fornire in comodato d’uso agli studenti che non l’avevano e non potevano quindi seguire la didattica a distanza. La conferenza di Golosine, invece, ha stipulato una convenzione biennale con l’Istituto comprensivo 12, Rete Tante Tinte, Cestim, Medici per la pace, Terra dei popoli ed Energie sociali per potenziare il supporto scolastico. Qualche gruppo vincenziano, inoltre, regalerà la quota di partecipazione al Grest a delle famiglie straniere, perché iscrivano i figli alle attività estive: un’occasione di integrazione e pure di pratica della lingua italiana, altrimenti poco utilizzata in casa.  
«Ci piacerebbe sostenere chi ha la volontà di studiare ma non i mezzi – prosegue Erlo –. Pagare bollette e utenze è indispensabile per tenere a galla una famiglia; tuttavia, è facendo studiare un figlio che la vita di quella famiglia cambierà in meglio». La San Vincenzo si sta quindi orientando alla valorizzazione dei talenti. Persino affiancando chi ha conseguito un titolo all’estero e non riconosciuto in Italia: «Di recente il presidente di una nostra conferenza ha accompagnato a Roma una ragazza srilankese per convalidare la sua specializzazione come infermiera, aiutandola in questa grande azione di riscatto». 
La Società, che si sostiene mediante donazioni e il 5 per mille (codice fiscale: 93052820235), deve fare i conti pure con l’età media avanzata dei volontari. «Abbiamo bisogno di giovani – è l’appello della presidente –. A San Nazaro, dove c’è un nostro guardaroba storico, i volontari più anziani avevano sospeso il loro servizio per cautela; a novembre, grazie a un altro nostro socio, sei giovani trentenni hanno riaperto il guardaroba, facendo pure consegne a domicilio. Dobbiamo trovare dei canali per arrivare ai giovani: ci lasceremo ispirare dal nostro fondatore, il beato Federico Ozanam, che aveva solo vent’anni quando fondò la San Vincenzo, nel 1833...».

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