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Caritas dice ai detenuti: noi siamo “Al tuo fianco”

di FRANCESCO OLIBONI
Progetto vincente per evitare le recidive nelle tossicodipendenze

Caritas dice ai detenuti: noi siamo “Al tuo fianco”

di FRANCESCO OLIBONI
L’emozione di questo giorno che Lei ha deciso di trascorrere in gran parte con noi la porteremo sempre dentro, anche quando avremo finito di pagare per i nostri errori”. Fanno riflettere queste parole toccanti all’interno della lettera scritta a papa Francesco dai 600 tra detenute e detenuti del carcere di Montorio in occasione della visita del Pontefice a Verona. Un messaggio chiaro di speranza, che porta già a riflettere a quello che sarà il poi, cioè il dopo carcere. E non sarà un poi semplice. Perché la libertà non è soltanto una bella parola, implica responsabilità, ma anche certezze concrete: dalla famiglia, a una casa dove stare, dal ritorno ad una vita “legale” al bisogno di intessere relazioni e creare una rete territoriale, che non tutti i detenuti hanno la certezza di trovare al di fuori della casa circondariale.
Il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per il Triveneto ha lanciato l’anno scorso la proposta di un progetto dedicato alla selezione di proposte di recupero e reinserimento di detenuti, per la cura, l’assistenza sanitaria e psichiatrica, al recupero di tossicodipendenti e all’integrazione degli stranieri all’interno delle carceri del Triveneto. Progetto a cui Caritas diocesana veronese, attraverso la sua cooperativa sociale Il Samaritano, aveva partecipato.
Oggi il progetto viene rilanciato, è centrato sul tema della tossicodipendenza e coinvolge solamente le persone in esecuzione penale esterna. Si chiama “Al tuo fianco”, il bando regionale è stato vinto ancora una volta dal Samaritano e si attuerà nella seconda parte del 2024. Tutte le iniziative proposte, oltre alla presenza dell’Ufficio di esecuzione penale esterna (Udepe) di Verona, prevedono, per la loro attuazione (cioè dalla segnalazione delle persone coinvolte, al monitoraggio, alla verifica), il coinvolgimento del dipartimento delle dipendenze dell’Ulss 9 Scaligera. Nello specifico, l’Unità operativa dipendenze di Verona, che è stato co-promotore, con l’Ufficio distrettuale dell’esecuzione penale esterna (Uepe). L’assistente sociale Elisa Castioni, del consiglio direttivo del Samaritano di Caritas, spiega come verrà realizzato il progetto: «Le diverse iniziative previste da “Al tuo fianco” trovano applicazione a partire da un confronto costante con l’Udepe di Verona, mentre l’ingaggio dei beneficiari viene gestito prevalentemente dagli assistenti sociali del Servizio delle dipendenze».
– Ma il problema delle dipendenze per chi è in uscita dal carcere, è effettivamente così consistente?
«Viene rilevato sempre più frequentemente tra la popolazione in misura alternativa la presenza di persone che hanno usato alcol e sostanze stupefacenti, anche in maniera non continua o non abituale; molte di esse sono in carico ai Servizi per le dipendenze. Spesso la condizione in cui si ritrova la persona in misura, comporta un ulteriore peggioramento dello stile di vita e un aggravarsi dell’isolamento in quanto i servizi, ad oggi, possono rispondere solo parzialmente alla complessità delle situazioni seguite. È anche per questo che, tra le necessità rilevate, emerge il bisogno di implementare i programmi ambulatoriali solitamente previsti per chi è seguito dal Dipartimento per le dipendenze, con attività socializzanti e con il potenziamento di reti relazionali in contesti protetti. Per questo motivo le attività proposte dal progetto “Al tuo fianco” rappresentano una concreta opportunità di relazione e di socializzazione».
– Saranno coinvolte le famiglie?
«Certamente, perché oltre al bisogno delle singole persone in misura alternativa, abbiamo intercettato l’effettivo bisogno delle famiglie di questi ultimi che cercano supporto, conforto o semplici informazioni su come e dove procedere in vista della scarcerazione del proprio figlio o compagno con problemi di dipendenza». – In concreto cosa avverrà in questi mesi? «Ci saranno proposte di vario genere per i beneficiari del progetto: da laboratori vari, come quello espressivo sulle emozioni, ad uscite socio-ricreative mensili; dalla creazione di uno sportello telefonico di orientamento sul tema carcere aperto alla cittadinanza e ai familiari dei detenuti, alla presenza di educatori che aiuteranno su temi delicati come la salute, la casa, l’integrazione sul territorio; inoltre sono previsti voucher di supporto sulle utenze, gli affitti, le spese condominiali, ma anche per beni di prima necessità. Infine, verranno organizzati percorsi di sensibilizzazione tra i beneficiari rispetto ai valori fondanti della giustizia riparativa».
– L’obiettivo principale del progetto? «Rimane la persona e il suo inserimento in reti sociali positive, con le quali si previene il rischio di isolamento e impoverimento a cui spesso chi vive percorsi giudiziari va incontro. Poi è naturale che si tenterà di migliorare la percezione dei rischi connessi all’uso e abuso di alcol e sostanze stupefacenti verso quelle persone che hanno particolare vulnerabilità sui temi della dipendenza».
– L’esperienza di certo non vi manca...
«Come Samaritano lavoriamo attivamente da numerosi anni sui temi del carcere e dell’inclusione sociale e lavorativa di detenuti, ex detenuti e persone in misura alternativa. Partecipiamo alle iniziative storiche promosse dalla Fondazione Esodo che sono attive nelle Case circondariali di Verona, Vicenza, Belluno, Venezia e Treviso in collaborazione con gli Udepe territoriali. L’obiettivo è proprio quello che queste persone possano vivere un reinserimento nella società non come trauma, ma come passaggio fondamentale della loro vita. Senza ricadute o recidive e con una società al di fuori pronta a ri-accoglierli senza pregiudizi». 

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