La scuola ci riprova a battere la pandemia
di REDAZIONE
Inizia l’anno scolastico con novità e tante incognite. La nuova presidente di Fism Verona fa il punto. Il prof. Quaglia: per educare davvero uno schermo non basta
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Il 13 settembre si torna tutti in classe: sarebbe la normalità in tempi normali, è qualcosa da festeggiare in epoca di pandemia e di Dad. Ci si è organizzati con maggiori trasporti pubblici, con entrate scaglionate in due turni, con le precauzioni sanitarie necessarie; dà una consistente mano la campagna di vaccinazione che ormai sta interessando tutti coloro che hanno più di 12 anni. Rimangono molte incognite che saranno affrontate in corso d’opera, perché di certezze non ce ne sono molte. Lo dicono pure presidi e responsabili scolastici, le variabili sono tante: a cominciare dai docenti no-vax. Cosa si deve fare con loro? Come insomma far funzionare a regime una scuola nonostante possibili contagi, quarantene, mancate vaccinazioni, assembramenti da evitare? Rimane una consapevolezza oramai comune a insegnanti, studenti e famiglie: la vera scuola è quella che si fa in presenza, la didattica a distanza è un surrogato da utilizzare come extrema ratio. Perché scuola non è solo insegnamento di materie, ma pure un grande momento di crescita e di maturazione dei nostri ragazzi, nel reciproco contatto tra di loro e con il corpo docenti. C’è voluta una pandemia mondiale per scoprire quanto fosse importante questa campanella che suonerà per la prima volta.
Approfondimenti e interviste su Verona Fedele del 12 settembre 2021, disponibile in edicola e in parrocchia.