La patrimoniale della discordia
L’idea dei proponenti, al di là dell’essere favorevoli o contrari, avrebbe di fatto contribuito ad aumentare la pressione fiscale, non certo ad abbassarla
La proposta di tassare i patrimoni italiani – avanzata da alcuni parlamentari 5 Stelle e Pd – si è arenata subito e per l’opposizione del Governo stesso in quanto non avrebbe le coperture finanziarie obbligatorie per legge. Vale a dire che a fronte dei (presunti) introiti della “patrimoniale”, si proponeva la cancellazione dell’Imu (che fa incassare 20 miliardi di euro) e dell’imposta di bollo sui c/c bancari (5 miliardi).
L’idea dei proponenti, al di là dell’essere favorevoli o contrari, avrebbe di fatto contribuito ad aumentare la pressione fiscale, non certo ad abbassarla, ottenendo alla fine il risultato contrario alle aspettative: nella migliore delle ipotesi infatti, l’incasso era stato stimato dai proponenti intorno in 18 miliardi di euro. Allargando per un momento poi lo sguardo all’Europa, analoga imposta per un certo periodo è stata applicata in Spagna, procurando in totale alle casse di Madrid meno di mezzo miliardo di euro…
Ma sorvolando per un momento sul calcolo fiscale e rimanendo sul piano economico-politico, la proposta della patrimoniale voleva soprattutto essere un’indicazione politica: tassiamo i ricchi per dare ai bisognosi. Che è un po’ quel che fa, o dovrebbe fare, ogni sistema fiscale. E non c’è dubbio che quello italiano, da decenni è forte e pesante, colpisce soprattutto una categoria di lavoratori: i dipendenti pubblici e privati tassando all’origine i loro redditi. E non è una novità affermare che a volte i grandi guadagni restano fuori dal controllo. L’atavico problema dell’evasione fiscale nel nostro Paese ne è la riprova. Senza contare il gigantesco “nero” che caratterizza parte della nostra economia e di una parte ristretta della società italiana, povera nelle statistiche e per i centri studi, ma assai benestante quando si vanno a guardare patrimoni e conti corrente.
Ma la patrimoniale – il tassare cioè il risparmio – è un’imposta da maneggiare con estrema cautela, e non solo perché chi la propone quasi sempre si brucia (la carriera). Anzitutto non è un’imposta progressiva, e ciò fa a pugni con la nostra Costituzione che prevede un sistema fiscale progressivo rispetto ai guadagni; non è un’imposta facile da applicare, perché quei grandi patrimoni – obiettivo numero uno della tassa – certo non sono parcheggiati nella filiale della banca sotto casa. E infine rischia di essere ingiusta in quanto andrebbe a “tosare” anche i risparmi di chi le tasse le ha sempre pagate. E pure qui ci sarebbe da argomentare intorno a ciò che la Costituzione indica, e incoraggia, intorno al risparmio dei cittadini…
Per chiudere: al netto del Mes sì, Mes no; del Recovery che ci salverà anche se al momento ci chiediamo quando arriverà… Dell’ipotetica patrimoniale e dei “ristori” vari… Sarebbe opportuno sapere al più presto come e dove saranno utilizzati i fondi europei sui quali si punta per una ripresa del sistema. Forse avere indicazioni in merito, sapere in che modo ci si prepara a ripartire, aiuterebbe di più a comprendere e ad accettare le ultime, per certi versi dolorose, misure di stretta sul Natale, al fine di evitare una terribile quanto terrificante terza ondata.
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