La flat tax
di NICOLA SALVAGNIN
Si tratta di una sola aliquota che taluni vorrebbero fosse applicata pure ai redditi da lavoro dipendente, tassati oggi con aliquote progressive (alte)
di NICOLA SALVAGNIN
Non sarebbe una novità, la flat tax (o “tassa piatta”), nel nostro ordinamento tributario: esiste già per gli affitti immobiliari e per i redditi fino a 60mila euro dei professionisti con partita Iva. Si tratta di una sola aliquota che taluni vorrebbero fosse applicata pure ai redditi da lavoro dipendente, tassati oggi con aliquote progressive (alte).
La Costituzione italiana prevede appunto la tassazione progressiva dei redditi: paga di più chi guadagna – dichiara di guadagnare – di più. Una questione di equità che un’unica aliquota fiscale non soddisfa di certo: con essa paga di meno proporzionalmente chi guadagna di più. Esiste la possibilità di compensare questa iniquità con una serie di sgravi e altre manovre per restituire un minimo di progressività, ma il difetto sostanzialmente permane.
Lo è meno se le aliquote ad esempio fossero almeno due. Ma c’è da considerare il vero peccato che sta alla base della flat tax: è un’imposta che genera una consistente e immediata riduzione dei soldi incassati dallo Stato. Una parte di questi si può poi recuperare riducendo l’area dell’evasione fiscale – cala l’interesse ad evadere con aliquote più basse –, quindi con l’auspicata crescita economica e dei consumi che questo provvedimento sottende.
Ma una certezza c’è: entreranno comunque meno soldi nelle casse statali, da subito. Come colmare il buco senza mandare in tilt l’Italia?
Chi la propone non lo spiega, ma è sottinteso: o modificando la spesa pubblica, o riducendola in pari misura, o aumentando il debito pubblico (per noi è impossibile). Detta così, non fa effetto. Detta come il taglio delle agevolazioni sanitarie ai più anziani, di istruzione, sicurezza, pensioni, assistenza sociale, sussidi ai disoccupati, investimenti pubblici e quant’altro, allora auguri a chi la attua (e a chi la subisce).
L’esempio lo abbiamo avuto negli Usa, quando la flat tax fu introdotta dall’allora presidente repubblicano Ronald Reagan. In realtà promosse un drastico taglio delle imposte in generale. “Affamare la bestia” della spesa pubblica era il suo slogan, ridurre il welfare per i più poveri non lo turbò. Inizialmente esplose il debito pubblico, poi l’economia volò. Ma nella logica americana: il vincitore prende tutto, il perdente andrà alla deriva. È la logica europea? Italiana? Cristiana?
Infine, una postilla decisiva: in Italia chi evade le tasse suscita l’ammirata invidia di troppi, e zero conseguenze negative nella stragrande parte dei casi. Negli Usa, finisce in terribili celle per diversi anni…
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