L'invasione che non c'è
Radiografia dei 5 milioni di stranieri che risiede in Italia
Quanti sono gli stranieri residenti in Italia? Circa cinque milioni. E il loro numero è pressoché stabile negli ultimi anni. Anche a Verona, prima provincia veneta per presenze, dove si contano 105.460 abitanti di origine straniera. Non c’è alcuna invasione, dicono le cifre del Dossier statistico sull’immigrazione, curato dal Centro studi e ricerche Idos di Roma e presentato la scorsa settimana dal Cestim, il Centro studi immigrazione.
«L’immigrazione è una questione sempre più politicizzata e avvolta da una percezione distorta: in realtà l’Italia non è né il Paese con il numero più alto di immigrati né quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo», precisa Gloria Albertini, sociologa del Cestim, illustrando i dati. In Italia i residenti stranieri provengono per metà dal continente europeo. A livello nazionale, lo Stato più rappresentato è la Romania, seguito da Albania, Marocco, Cina e Ucraina.
È il Centro-Nord Italia a catalizzare la maggior presenza di popolazione immigrata. Due stranieri su tre, infatti, si spalmano principalmente su cinque regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Veneto e Piemonte. Dall’Adige alla laguna veneziana sono meno di mezzo milione e rappresentano il 9,9% della popolazione totale. Più numerose appaiono le donne (pari al 52%); in generale, poi, gli immigrati sono più giovani della popolazione autoctona. Metà di loro è di religione cattolica, uno su tre è musulmano. L’origine è in linea con le statistiche nazionali, con poche differenze: uno su quattro arriva dalla Romania; dietro ci sono Marocco, Cina, Moldova e Albania.
«Il Veneto è la quarta regione per presenze, da tre anni in calo: solo nel 2017 sono cresciute di 2.416 unità, ma questo è da considerarsi un aumento marginale, che di fatto conferma una sostanziale stabilità demografica», aggiunge Albertini. In discesa le nascite: in terra scaligera sono venuti al mondo 1.773 neonati da genitori stranieri, «segno di una tendenza degli immigrati a uniformarsi col passare del tempo alle dinamiche riproduttive del Paese di residenza». A livello nazionale, le donne straniere hanno in media 1,97 figli a testa; le italiane 1,27 (il tasso atteso, quello cosiddetto di sostituzione, sarebbe di 2,1). «Il 14,8% del totale dei nati italiani sono stranieri – evidenzia la sociologa –. In parte l’immigrazione copre il calo del saldo demografico, ma non è sufficiente».
Sui banchi di scuola, da Brentino Belluno a Castagnaro, ci sono 18.201 alunni con cittadinanza non italiana; uno su due è nato in Italia. Lo scorso anno sono state 3.764 le acquisizioni di cittadinanza italiana a Verona e provincia. I nuovi permessi di soggiorno, invece, sono stati 4.039. «Il dato interessante è che metà di questi sono serviti ai ricongiungimenti familiari, che richiedono requisiti abitativi e reddituali ben precisi – spiega Albertini –. Siamo davanti a un movimento di ingressi regolari che non fa notizia: a far più rumore sono le richieste di asilo per motivi umanitari, che sono però meno numerose». Sul fronte economico, gli occupati stranieri in regione si attestano a 239mila, l’11% del totale; 32mila, invece, i disoccupati stranieri.
Chi lavora è impiegato principalmente nei servizi, nell’industria e, più marginalmente, in agricoltura. «Si registra una segmentazione sia professionale che retributiva; questi cittadini svolgono soprattutto impieghi manuali, in due casi su tre, spesso sottopagati: se un lavoratore italiano prende in media 1.389 euro al mese, uno straniero ne guadagna 280 euro in meno – rileva l’esperta –. A fare da contraltare è sempre più rilevante l’apporto degli immigrati al tessuto imprenditoriale locale: Verona è la prima provincia per numero di titolari d’impresa individuale nati all’estero, pari a 8.077». Alla redditività dell’inserimento nel mercato del lavoro dei cittadini immigrati concorrono anche le rimesse, ovvero i soldi risparmiati e inviati all’estero. «Nel 2017 sono stati 442,8 i milioni di euro spediti dal Veneto nei propri Paesi d’origine, in media 912 euro pro capite all’anno – conclude lo studio –. Di questi, 113 milioni sono partiti da Verona, in controtendenza rispetto al quadro generale in calo, segno che qui c’è stata un po’ di ripresa economica».
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