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Il nuovo volontariato nella rete della solidarietà

di FRANCESCO OLIBONI
Come coinvolgere le forze fresche arrivate nel periodo pandemico 

Il nuovo volontariato nella rete della solidarietà

di FRANCESCO OLIBONI
“Non c’è nessuno così ricco che non abbia bisogno di ricevere, nessuno così povero che non abbia qualcosa da dare”. È da questa frase del compianto don Oreste Benzi, che le Caritas del Triveneto sono partite per dare inizio ad un tavolo di pensiero dedicato ai giovani, al loro spirito di intraprendenza nel volontariato e al loro coinvolgimento. D’altronde la pandemia ha regalato alle Caritas di tutta Italia nuovi volontari ancora in età universitaria, arrivati inaspettatamente in aiuto quando i volontari storici hanno dovuto fare un passo indietro per i pericoli legati al virus, e quando moltissime attività (università e sport su tutti) hanno dovuto bloccarsi.
Giovani che, con il ritorno alla normalità, rimangono pur sempre una risorsa fondamentale della società e che oggi vanno valorizzati. «Il percorso che stiamo vivendo come Caritas del Nord Est – ci spiega don Davide Schiavon, direttore della Caritas diocesana di Treviso e referente del gruppo di educazione alla mondialità, giovani e servizio civile delle Caritas diocesane del Nord Est – in relazione al cammino per, e soprattutto con, i giovani è una semplice, ma autentica esperienza di sinodalità. In questi anni abbiamo cercato di lasciarci spiazzare dai giovani, dai loro linguaggi, dai loro sogni e anche dalle loro fatiche e ci siamo trovati a vivere situazioni generative di un bene che ci supera e precede. Il lavoro insieme ci ha aiutato a metterci in ascolto, ad osare passi nuovi per essere chiesa in uscita. Non è stato e non è tutto facile, ma il lavorare insieme, il confrontarsi, lo “stare” sotto la guida dello Spirito, ci ha dato quella marcia in più che ci ha aiutato a maturare una logica trasformativa».
Oggi per i giovani volontari va ripensato un ruolo e un coinvolgimento che metta in risalto le loro capacità e che li faccia crescere anche all’interno di una dimensione di povertà come quella che si può vivere in Caritas. Tra le esperienze più significative, c’è ovviamente quella del servizio civile universale, che ci spiega la veronese Stefania Croce, referente dal 2010 per il servizio civile per Caritas Verona e per tutte le Caritas del Nord Est: «Per alcuni anni siamo rimasti l’unica Caritas diocesana a progettare e ad ottenere il finanziamento dei nostri progetti di servizio civile, soprattutto negli anni in cui i fondi per tali progetti sono stati ridotti al minimo. Le competenze maturate sono state poi utili per supportare il gruppo di lavoro nel momento in cui anche le altre Diocesi hanno voluto rientrare nel servizio civile. Per la rete Caritas, il servizio civile resta uno degli strumenti più importanti per coinvolgere i giovani e per dare loro una importante occasione di formazione e crescita personale». Caritas veronese svolge oggi un ruolo di segreteria regionale in questo ambito e che permette di avere cinque progetti finanziati con 47 posti disponibili.
Continua mons. Gino Zampieri, direttore di Caritas Verona: «Alle spalle di questa organizzazione c’è un vero e proprio processo di sussidiarietà tra le diocesi più strutturate, che hanno un know-how storico su alcune materie e che vanno proprio per questo a supporto delle altre. Oggi l’attenzione è sui giovani, sul loro coinvolgimento e su quello che possono dare alla società. Infatti, Caritas Italiana, con 185 progetti finanziati nel bando ordinario 2022 e con un totale di oltre 1600 posti disponibili, ha toccato il più alto numero di posti mai raggiunti per il servizio civile, con il 90% dei progetti presentati inseriti a bando». Conclude don Schiavon: «Veramente le occasioni sono diventate delle opportunità, gli incroci degli incontri, i confini degli orizzonti. Il cammino fatto insieme ha consolidato due convinzioni: la prima è che insieme “si può fare”; la seconda è che se “il perché è forte, il come lo si trova”.  Veramente la meta è soprattutto il cammino!».

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