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Il maestro dei presepi che da 75 anni costruisce Natività e insegna a farle

di MATILDE SANTI

Beniamino Bendinelli e una lunga storia di creazioni in quel di Lugagnano

Il maestro dei presepi che da 75 anni costruisce Natività e insegna a farle

di MATILDE SANTI

«Cominciai da ragazzino, la passione per la costruzione dei presepi me la trasmisero mio padre e, soprattutto, mia zia paterna. Era lei che partiva da Lugagnano per andare in centro città nelle cartolerie a comprare i materiali per i suoi presepi». 

Così inizia a raccontarsi Beniamino Bendinelli, storico presepista di Lugagnano, classe 1940. «Avevo circa otto anni quando intagliai un cavallino di legno costruendogli delle rotelline con il manico di una scopa. Realizzai, dunque, il primo di innumerevoli natività, ora è impossibile contarle». 

E così, da allora, Bendinelli non smise più di costruire presepi, di pensarli e progettarli, di recuperare materiali per realizzare le grotte, le capanne, le stradine. «Sono stato fortunato, mi sento davvero grato – non smette di ripetere –, ho potuto dedicare la mia vita a questa passione e, a riguardo, avrei storie da narrare per giorni». I suoi racconti, infatti, sono davvero tanti e significativi. Restituiscono uno spaccato della nostra città, ora forse dimenticato.

«Mi ricordo quando partecipavo alla Rassegna dei presepi, negli arcovoli dell’Arena, già dalle prime edizioni. Che meraviglia! – ci dice emozionato –. Lì incontrai personaggi come Alfredo Troisi e l’architetto Rinaldo Olivieri, gli ideatori della stella», e lo dice rammaricato perché non ancora ripristinata nel suo splendore. «Presepisti da tutta Italia, e non solo, facevano a gara per avere un posto nell’anfiteatro e potervi esporre i propri lavori. Non realizzavo solo i miei presepi, ormai ero diventato abbastanza bravo e qualcuno mi chiedeva aiuto. Mi ricordo di un francescano di Faenza, fra’ Giovanni Lambertini, con il quale, poi, sono diventato molto amico. Era disperato, quasi piangeva, perché la commissione della rassegna aveva bocciato la sua rappresentazione. Il suo era un bellissimo lavoro, ma la grotta che aveva costruito non si intonava con il marmo rosso Verona delle pareti dell’Arena e per questo non aveva convinto i giudici. Tramite una conoscenza in comune, mi chiese una mano e il giorno successivo, dopo il lavoro, lo raggiunsi per sistemare il presepe: ero riuscito a recuperare dei sacchi, che contenevano mangime, di colore rosso mattone che mi sembrava stesse bene con il marmo dell’anfiteatro. Li avevo preparati con cura il giorno prima, così riuscimmo a sistemare il presepio. Lavorammo tutta sera e finimmo alle due di notte, ma la mattina successiva la commissione lo approvò. È stata una grande soddisfazione!» 

Non solo la Rassegna dei presepi in Arena, Bendinelli si è sempre speso anche per la sua comunità di Lugagnano. «Ho sempre partecipato alla realizzazione dei presepi parrocchiali, mi divertivo a inventare nuove cose da inserire, nuovi stratagemmi come quello per creare l’alternanza del giorno e delle notte». 

Nei primi anni Settanta, con don Eros Zardini (allora curato di Lugagnano) diede vita alla scuola di presepismo, attiva ancora oggi e dove, sotto la guida del maestro Beniamino, sono passati una sessantina di bambini e ragazzi. Anche l’ormai tradizionale presepe vivente, che ogni anno i ragazzi del catechismo mettono in scena, è stato realizzato per la prima volta a Lugagnano grazie a una sua intuizione. 

«Mi ero messo d’accordo con le catechiste affinché venissero cuciti degli abiti che ricordassero quelli dei pastori e di tutti i personaggi della natività di Gesù – spiega –: c’era chi impastava il pane, chi faceva il pastore o il mercante, chiamavamo pure lo zampognaro perché annunciasse l’entrata del corteo. Per realizzare un presepe, impiegavo quasi un anno, iniziavo a marzo quando andavo a raccogliere i tralci delle piante di carrube, poi in estate li mettevo a seccare. Con quelli costruivo le strutture delle capanne e delle grotte. Mi dedico ancora a qualche semplice presepe, ma non più molti: in seguito a un incidente alle mani purtroppo ho dovuto fermarmi per un po’».

Conclude: «Ho girato l’Italia e il mondo per questa mia passione, occorre essere curiosi per scovare nuovi modi per realizzare i dettagli dei presepi: ovunque andassi ho sempre portato a casa qualcosa da poter inserire nei miei lavori», continua a descrivere Bendinelli mostrando delle anfore di vetro contenute in cestini di vimini in miniatura intrecciati a mano, portati a casa da un viaggio in Puglia, e dei piccoli formaggi fatti di cera. «Ora mi piace, soprattutto, tramandare le mie conoscenze e se qualche ragazzo o ragazza viene a chiedere, do volentieri dei consigli. È così che ora voglio trasmettere la mia passione, affinché questa tradizione non scompaia e rimanga ancora vitale».

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