E per aiutarci, compriamo made in Verona
Il miglior sistema per sostenere il patrimonio produttivo locale, quindi in definitiva noi stessi
A settembre scorso gli uffici studi delle grandi istituzioni prevedevano concordemente che, nel 2021, si sarebbe registrata una prolungata e robusta crescita che avrebbe compensato in buona parte il disastroso andamento dell’economia nell’anno in corso.
A ottobre, quando è iniziata la seconda ondata della pandemia, la crescita diventava modesta e a “macchia di leopardo” sia rispetto ai settori che ai territori. A novembre, quando la virulenza del virus ha mostrato tutto il suo effetto distruttivo di vite umane e di attività produttive, la ripresa è stata posticipata al secondo semestre del prossimo anno e da alcuni addirittura all’inizio del 2022.
Del resto i sofisticati modelli matematici che elaborano le previsioni non sono in grado di tenere conto della più importante e decisiva variabile extra-economica costituita dall’andamento della pandemia e dal suo contenimento. Da parte della gente questo sentiment ha portato, contrariamente a ciò che è accaduto alla fine del lockdown di maggio quando il peggio sembrava alle spalle, a una perdita di fiducia nel futuro che si è tradotta per le famiglie in una drastica riduzione dei consumi; e per le imprese in una frenata della produzione e degli investimenti. L’economia dunque sta registrando una nuova, consistente caduta che nessuno oggi può stimare nella sua dimensione e nella sua durata. Tutto dipenderà dai comportamenti prudenziali dei singoli, dalle misure di sostegno messe in campo dal Governo a favore dei settori produttivi e dalla imminente campagna di vaccinazione che dovrebbe creare la cosiddetta “immunità di gregge”.
Il pesante prezzo pagato dall’economia scaligera
In questo quadro Verona mostra una vulnerabilità maggiore rispetto ad altre realtà territoriali, data dal suo avanzato grado di terziarizzazione. Il settore ha infatti nell’economia locale un peso più che doppio in termini di fatturato, di reddito e di occupazione rispetto a quelli dell’agricoltura e dell’industria messi insieme. Duramente colpiti risultano in particolare il turismo, il commercio e i trasporti, che registrano cali dell’attività tra il 70% e l’80% e in alcuni casi del 100%, con conseguente chiusura delle aziende.
Le filiere di questi comparti sono costituite da migliaia di piccole e medie imprese: alberghi, ristoranti, agriturismi, teatri, cinema, fiere, parchi divertimenti, negozi, trasporti di merci e di persone, servizi vari che stanno sopravvivendo nella speranza che prima o poi si ritorni alla normalità.
La prima risposta deve venire dai veronesi
Che cosa si può fare per sostenere queste attività? Memori dell’antico proverbio “aiutati che il ciel t’aiuta”, devono essere gli stessi veronesi a indirizzare le loro scelte di consumo verso le aziende e i prodotti locali. Se si pensa che le famiglie nella nostra provincia sono 392.602, per un totale di 926.500 residenti, ben si comprende quale può essere l’impatto positivo di una tale decisione.
In termini pratici vuol dire scegliere i negozi di vicinato, le botteghe del centro storico e quelle dei quartieri, i mercatini rionali promossi dalla Coldiretti e da altre associazioni di produttori. E significa anche esigere prodotti di aziende del territorio ridando fiato a una domanda che da troppo tempo è in caduta libera. La campagna lanciata in questi giorni da Confcommercio Verona va in questa direzione e dunque merita la massima adesione.
Per le persone anziane che hanno difficoltà ad uscire c’è poi un’altra lodevole iniziativa riproposta dal Comune di Verona chiamata “Bottega amica”, che consente di prenotare la spesa on line o per telefono e di ricevere direttamente a casa, con un costo di 20 euro, prodotti freschi forniti dai negozi di zona.
Infine, ma non ultimo, i veronesi possono sostenere le imprese locali aiutando i poveri con l’acquisto, tramite bonus, di generi alimentari e di beni di prima necessità da donare al Banco alimentare (che ha in corso fino all’8 dicembre prossimo una campagna di raccolta) e alle mense cittadine (Barana, San Vincenzo di via Prato Santo, San Bernardino) che a causa della crisi vedono aumentare la presenza (già purtroppo numerosa) di chi non ce la fa.
Sono prime ma importanti risposte dei veronesi-consumatori ai veronesi-produttori che, per tale via e in attesa di tempi migliori che comunque verranno, possono sostenere il sistema produttivo locale. Comprare veronese e manifestare solidarietà ai poveri può attenuare, almeno in parte, i disastri economici provocati dalla pandemia e dare senso vissuto alla speranza che il Natale rinnova in tutti gli uomini di buona volontà.
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