Le mascherine ci hanno fatto riscoprire il valore delle ciglia
Verrebbe da dire: è questione di un battito di ciglia. Un secondo di tempo, un’intuizione, uno scambio di sguardi, un’approvazione espressa prima delle parole...
Verrebbe da dire: è questione di un battito di ciglia. Un secondo di tempo, un’intuizione, uno scambio di sguardi, un’approvazione espressa prima delle parole. Si può immaginare che sia nata in questo contesto l’idea del marchio Amazing Lash Studio di indire – almeno per i suoi numerosi studi – la Giornata delle ciglia. Giovedì 19 febbraio 2015 venne così dedicato a sottolineare l’importanza di questa parte del corpo, così decisiva e altrettanto sottovalutata. Si sviluppano nell’embrione già tra la settima e l’ottava settimana, si può resistere anche senza, soprattutto a causa di qualche malattia, ma questo comporta rinunciare alla loro funzione in termini di salute (tipico di ogni mammifero) e ad un dato estetico rilevante, specifico dell’umanità fin da tempi molto antichi e oggi non solo femminile. I fini commerciali di una ditta specializzata in particolare nella loro colorazione e nelle integrazioni artificiali (comunemente dette extension) non sminuisce il valore di questa Giornata. Con la sua diffusione mondiale, ogni 19 febbraio diventa per tutti stimolo continuo a riconoscere la rilevanza delle ciglia, ma soprattutto il primato dello sguardo. Le mascherine, compagne di viaggio abituali di questi mesi, hanno spostato l’attenzione dalle labbra agli occhi, dal parlare al guardare. L’aumento di acquisti di prodotti cosmetici per gli occhi, a differenza di tutto il resto del comparto, non è da leggere solo come un vezzo o una restrizione rispetto alla totalità. Senza essere ipocriti o moralizzatori, dovremmo chiederci perché la gente sente così tanto bisogno di porre attenzione alle ciglia. Il fatto che se ne curi l’estetica per far risaltare gli occhi, ci richiama quanto la disponibilità a lasciarsi guardare (e il non sentirci a disagio quando succede) sia un aspetto fondamentale della vita umana e della socialità. Desideriamo sguardi che dicano che ci distinguiamo dalla massa e che esprimano accoglienza, desiderio di relazione, piacere di incontrarsi: è una redenzione. “Guardami negli occhi” non è solo il grido della moglie delusa o del padre arrabbiato, ma l’invocazione di ogni persona che altrimenti rischia di essere bloccata da solitudine e indifferenza. Vi è poi l’altro aspetto ovvero la possibilità di veder bene, garantita dalla loro protezione. Le ciglia, infatti, in modo silenzioso e quasi impercettibile, con la loro presenza e il movimento d’aria che creano, aiutano a prevenire le infezioni negli occhi, soprattutto impedendo l’entrata di sporco o altre sostanze, e scongiurano l’evaporazione dell’umidità degli occhi che potrebbe portare a secchezza, bruciore, visione offuscata. Possiamo leggerlo come una presa di posizione, più o meno cosciente e voluta, del fatto che siamo fatti per vedere. Siamo persone umane perché capaci di guardare, scorgere, accorgersi, notare, contemplare (azioni che vanno oltre la vista se è vero che sono verbi usati anche dai non vedenti) e, a partire da questo, di metterci in moto verso l’altro e verso l’alto.
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