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L’amicizia al tempo del distanziamento fisico: un sentimento che farebbe tanto bene all’umanità

Mentre alcuni decreti ci impongono ancora di rimanere a distanza fisica dagli amici, le Nazioni Unite ci invitano a rispettare la risoluzione del 2011 con cui è stata indetta per il 30 luglio la Giornata internazionale dell’amicizia.

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L’amicizia al tempo del distanziamento fisico: un sentimento che farebbe tanto bene all’umanità

Mentre alcuni decreti ci impongono ancora di rimanere a distanza fisica dagli amici, le Nazioni Unite ci invitano a rispettare la risoluzione del 2011 con cui è stata indetta per il 30 luglio la Giornata internazionale dell’amicizia. Sembra una contraddizione, ma da questi mesi è emerso che non sempre il volersi bene e vivere in comunione si esprime con l’essere molto vicini, il respirare la stessa aria, il darsi la mano, il toccare tutti gli stessi oggetti. La realtà di gran lunga più “esperta in umanità”, come Paolo VI definiva la Chiesa, lo mostra senza paura anche nel momento in cui maggiormente esprime sé stessa e opera la sua missione ovvero nelle celebrazioni liturgiche. Tra l’altro, proprio il 30 luglio, essa celebra san Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna e dottore della Chiesa, testimone di alcune belle amicizie (con il vescovo Cornelio di Imola, papa Leone I e l’imperatrice Galla Placidia) e modello nella capacità di tenere le giuste distanze da chi cerca invece solo ambigui appoggi (come il teologo eretico Eutiche). Inoltre, le sue “parole d’oro” – che gli valsero questo glorioso soprannome – raccontano l’amicizia di Dio per l’uomo, così come in altri termini la esprime un ulteriore santo del 30 luglio: il sacerdote cappuccino Leopoldo Mandic.
Per evitare cadute nell’utopistico, il calendario – aggiornato con una semplice ricerca su internet – ci ricorda che quella data parla anche di battaglie (dall’epoca romana alla Seconda Guerra mondiale), ricatti e sotterfugi. La vera amicizia rimane dunque una sfida, che però appare molto più forte ed iscritta in maniera troppo profonda nell’uomo, per temere restrizioni parziali e temporanee, così come a suo tempo l’insidioso invito a configurare come “amici” chiunque almeno una volta avesse cliccato il tasto giusto su Facebook.
Il suo valore universale è celebrato anche nel cinema che – rimanendo solo in pochi casi recenti – ne ha fatto una forza terapeutica in Quasi amici, la vera vittoria in Le Mans ‘66, la costante di una vita intera in Gli anni più belli; con il quesito posto dalla commedia Jojo Rabbit se conti di più la solidarietà verso una persona reale (non amica) o verso un amico (non reale).
Spento lo schermo, appare benemerita l’iniziativa internazionale di favorire soprattutto occasioni di confronto tra i giovani in modo da promuovere uno spirito di unione, che permetta di riconoscere e affrontare insieme le diverse sfide odierne. D’altronde, Clive Staples Lewis, docente, scrittore e teologo britannico, i cui stretti legami con Charles Williams e J. R. R. Tolkien hanno fatto storia (e profumano di santità), diceva: «L’amicizia nasce nel momento in cui una persona dice ad un’altra: “Cosa? Anche tu? Credevo di essere l’unica!”».
Su questa base si possono pensare orizzonti e leader nuovi, che cercano di arrivare alla sicurezza e allo sviluppo non attraverso le armi e le contrapposizioni (tra persone e tra Stati), ma tessendo con pazienza una rete di fiducia, sostegno, protezione reciproca.

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