Una giornata particolare
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Il 9 ottobre festeggeremo la Posta sperando che le Poste siano puntuali nelle consegne

C’era un tempo in cui con la posta arrivavano cartoline (quelle rosa della naja e quelle colorate delle vacanze) e lettere. Ora riceviamo soprattutto multe, bollette da pagare e (si spera puntuali!) i giornali a cui siamo abbonati. Ricordo con emozione la prima cartolina che è arrivata a casa mia oltre trent’anni fa, ma altrettanto l’ultima: due estati fa, da parte dei miei nipotini...

Parole chiave: Una giornata particolare (117), Luca Passarini (100), Cartoline (1)

C’era un tempo in cui con la posta arrivavano cartoline (quelle rosa della naja e quelle colorate delle vacanze) e lettere. Ora riceviamo soprattutto multe, bollette da pagare e (si spera puntuali!) i giornali a cui siamo abbonati. Ricordo con emozione la prima cartolina che è arrivata a casa mia oltre trent’anni fa, ma altrettanto l’ultima: due estati fa, da parte dei miei nipotini. I loro genitori, presi dal desiderio di qualcosa di alternativo, hanno proposto loro l’esperimento-posta: scegliere una cartolina, scriverla (o meglio, vista l’età, scarabocchiarla), inviarla e ritrovarla a chilometri di distanza (valutando chi era arrivato prima).
L’altro ricordo emotivo legato alla posta tira in ballo il mio amico Damiano – fisico duro e cuore tenero – che, nell’arco di tempo tra i suoi 25 e 30 anni, ha spedito tre lettere ad altrettante ragazze con cui aveva cominciato da poco a frequentarsi. Le prime due si sono messe a ridere, la terza… l’ha sposato. Non ho mai capito se colpita dal suo romanticismo o preoccupata del fatto che avrebbe poi fatto fatica a trovare ancora francobolli e cassette dove imbucare le sue parole d’amore.
Queste memorie si sono ripresentate in me alla scoperta che mercoledì 9 ottobre si celebra la Giornata mondiale della posta (la prima fu nel 1969). Una data non casuale, ma legata a quel giorno del 1874 quando venne istituita l’Unione postale generale (poi Union postale universelle, che ora è un’agenzia delle Nazioni Unite), che coordina da Berna l’intero sistema postale mondiale.
Da poco gli Stati avevano cominciato a emettere i francobolli ed erano gli anni – magici per i bambini e per chi un po’ lo è rimasto – di cow-boy e indiani, delle carovane e della posta nel Far West (all’epoca una lettera da Boston per San Francisco doveva passare per nave lo stretto di Panama e le vie principali della posta erano i fiumi Missouri e Mississippi... chissà se arrivava puntuale!), ma anche dei primi seri contendenti: il fax (brevettato nel 1843 da Bain), il telefono (brevetto di Meucci del 1871 o di Bell 1876, ma questa è un’altra storia). Sarebbero poi arrivati cellulari, internet, sistemi più veloci e meno costosi di comunicazione e di spedizione.
Proprio per questo non so quanti il 9 ottobre festeggeranno la Posta, ma mi piace immaginare i miei genitori (nonni degli improvvisati scrittori) andare in cerca di quella prima cartolina, probabilmente persa sotto montagne di giocattoli (giunti con i moderni spedizionieri) e la cena a casa del mio amico Damiano: lui che confessa alla moglie di quelle prime due lettere (comunque in tempi prescritti e non imputabili), lei che gli rivela perché alla fine l’ha sposato, e poi insieme a guardare commossi i loro due piccolini pensando che, senza la posta, loro forse non sarebbero nati.
E allora viva la carta, la penna, i francobolli, le cassette della posta e i postini, l’attesa paziente di quei “miseri e antiquati pezzi di carta” che non arrivano mai e la ricchezza di sentimenti che portano con sé.

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