Chi dorme (bene) vive meglio e si gusta i propri sogni
Si dice solitamente: «Chi dorme non piglia pesci». Lo si giustifica con il fatto che molti grandi personaggi della Storia affermavano che il loro segreto era rimanere il meno possibile a letto (sarà stato vero o pura propaganda?) e con il dato scientifico – molto attenzionato dalla nostra scaramanzia – che chi dorme troppo rischia maggiormente malattie cardiache, aumento del peso e depressioni...
Si dice solitamente: «Chi dorme non piglia pesci». Lo si giustifica con il fatto che molti grandi personaggi della Storia affermavano che il loro segreto era rimanere il meno possibile a letto (sarà stato vero o pura propaganda?) e con il dato scientifico – molto attenzionato dalla nostra scaramanzia – che chi dorme troppo rischia maggiormente malattie cardiache, aumento del peso e depressioni.
Alla massima eterna contro la pigrizia, probabilmente oggi andrebbe aggiunta l’altra faccia della medaglia. Il rischio infatti è l’insonnia, con molte persone il cui vero incubo non è quello che può capitare nella fase Rem, ma il tempo prima di riuscire ad addormentarsi. In occasione della Giornata mondiale del sonno (venerdì prima dell’equinozio di primavera, quest’anno il 13 marzo), viene lanciato l’allarme per un vero dramma che colpisce ed influenza molti aspetti della vita di tantissime persone e famiglie (45% della popolazione mondiale), oltre che le economie nazionali.
Molti luminari – soprattutto pediatri, neurologi, oncologi, ginecologi, nutrizionisti, endocrinologi, oltre che psicologi e psichiatri – hanno iniziato ad indagare la relazione tra la qualità del dormire e la salute, evidenziando che molte patologie fisiche e psichiche sembrano trovare lì una causa. Riposarsi non è quindi solamente una perdita di tempo, una pausa passiva tra una fase attiva e l’altra; ma un tempo di vita che rigenera, riequilibra, risana.
Al di là dei singoli casi, sembra paradossale che sia incapace di dormire una società che molti definiscono sonnolenta davanti alle sfide contemporanee e colpevole di aver dato vita a una gioventù “da divano”. Sembra paradossale, ma non lo è, dato che – secondo gli esperti – la mancanza di sonno è proprio un sintomo di un “malessere” più ampio e più profondo.
Siamo una società piena di paure, affetta da ipervigilanza, che vuole avere tutto sotto controllo ed essere invulnerabile: non accetta di mostrarsi debole, senza difese, attaccabile, nemmeno nelle ore della notte. E non bastano camomille, tisane o rimedi improvvisati per rigenerarsi in questo. Con il rischio che, perdendo il sonno, ci vengano rubati anche i sogni, soprattutto quelli reali, per cui vivere e lottare durante il giorno, come ricorda spesso papa Francesco ai giovani.
Proprio per custodire il sonno e i sogni, i consigli pratici ricordati quasi all’unanimità sono: dedicarsi 7-8 ore di sonno (a cui si può aggiungere al massimo una mezz’oretta di pennichella post-pranzo); conservare orari abituali e regolari per dormire (i migliori vanno dalle 23 alle 7); alzarsi appena suona la sveglia; (almeno) l’ultima mezz’ora della giornata spegnere tutti i dispositivi elettronici – a cominciare dallo smartphone – e nutrire la propria interiorità di cose positive (non solo negatività!); non esagerare infine con cibo a cena, fumo e alcolici.
Insomma, darsi e custodire una sorta di regola di vita, che poi non risulta così lontana da quella che ci arriva da tanta spiritualità cristiana. D’altronde, non c’è niente di più umano e umanizzante di ciò che è spirituale.
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