Un’allegra brigata piuttosto ripetitiva
In alternativa ai nuovi talent che spopolano su ogni canale, Scanzonissima è la versione casereccia di chi prende in giro tale genere televisivo mettendo al centro non le qualità canore, bensì la capacità di resistere agli imprevisti creati ad arte mentre si eseguono i brani più conosciuti del repertorio popolare.
In alternativa ai nuovi talent che spopolano su ogni canale, Scanzonissima è la versione casereccia di chi prende in giro tale genere televisivo mettendo al centro non le qualità canore, bensì la capacità di resistere agli imprevisti creati ad arte mentre si eseguono i brani più conosciuti del repertorio popolare. Infatti due squadre dai nomi allusivi a famosi gruppi musicali, composte da personaggi di secondo piano del mondo dello spettacolo, sono chiamate a cantare mentre, tra l’ilarità generale, capita di tutto attorno a loro. Qualcuno deve muovere l’ugola mentre subisce delle leggere scosse elettriche o una serie infinta di palloncini è scoppiata attorno a lui, oppure il microfono continua a spostarsi senza che se ne possa comandare il movimento.
Gigi e Ross (nella foto), coppia ormai affiatata di molti programmi, presenta questa inedita competizione tra amici in vena di baldoria. Il programma per il meccanismo fantasioso e coreografico assomiglia a una versione alquanto striminzita dei vecchi Giochi senza frontiere. Lo stile di competizione, invece, fa il verso a Distraction, programma di dieci anni fa condotto da Teo Mammucari, dove il brio della trasmissione si reggeva nel volere a tutti costi umiliare i concorrenti che si sfidavano tra loro. Strizzando l’occhio alle nuove tecnologie, una voce fuori campo chiamata App, come le applicazioni di uno smartphone, è l’insindacabile giudice di gara che assegna un punteggio a ogni manche. Il contorno alle gare è fatto di gag esilaranti, di finte rivalità, d’involontaria comicità e di molta allegria che non sempre però ha la caratteristica della sincerità. La trasmissione è molto ripetitiva, tanto che il divertimento talora banale rischia di annoiare. La coppia di presentatori ripete in ogni puntata le stesse battute, non si sforza di fare un passo in più e si adatta a concorrenti in cerca di visibilità dopo un periodo di oblio dai teleschermi. Lo share del 5% testimonia che il programma non ha convinto il pubblico.
Mentre la stagione televisiva è giunta alla fine, Rai 2 riempie il palinsesto con soluzioni a basso costo che tastano i gusti dei telespettatori e al tempo stesso non lascia sguarnito il campo di fronte agli avversari. Se l’importante per vincere la gara è cantare in qualsiasi condizione, lo stesso slogan vale anche per la produzione italiana di questo format inglese: purché costi poco, va bene tutto.
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