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Speranze che lasciano l’amaro in bocca

Con coraggio a dieci anni dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo, Rai 1 ha prodotto L’Aquila – Grandi speranze. Una fiction speciale, visto il contesto inedito e difficile in cui è stata girata, e che racconta non tanto i giorni del sisma che ha colpito la città e la regione, ma come oggi si viva in questa parte d’Italia ancora segnata da quanto capitato.

Speranze che lasciano l’amaro in bocca

Con coraggio a dieci anni dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo, Rai 1 ha prodotto L’Aquila – Grandi speranze. Una fiction speciale, visto il contesto inedito e difficile in cui è stata girata, e che racconta non tanto i giorni del sisma che ha colpito la città e la regione, ma come oggi si viva in questa parte d’Italia ancora segnata da quanto capitato. Due famiglie amiche presentano i loro drammi e le loro speranze, mentre un anno e mezzo dopo il sisma tentano di coltivare la speranza, vedendo però sconsolati come la ricostruzione sembri ancora molto lontana. Accanto agli adulti, i figli adolescenti parlano dei loro drammi e di quali siano, in questa particolare stagione della vita, le loro aspettative. Infatti non sono soltanto gli edifici a essere stati dichiarati pericolanti o inagibili, ma anche lo spirito è terremotato e per risanarne le ferite occorrono davvero enormi sforzi interiori. Il racconto verosimile è un modo originale per ricordare un fatto della cronaca recente, ma anche un veicolo potente per mostrare a un vasto pubblico cosa voglia dire vivere cercando di dimenticare, ma anche di trovare motivi per non perdere la speranza, senza dover emigrare altrove.
A interpretare questa serie sono stari chiamati alcuni artisti già conosciuti da chi segue le fiction: da Giorgio Marchesi a Carlotta Natoli, fino a Giorgio Tirabassi (nella foto). Al di là delle semplificazioni dovute alle esigenze televisive e di qualche schematismo di troppo, il regista Marco Risi per realizzare questo suo progetto ha scelto non il registro della denuncia, della protesta o del racconto unilaterale, ma ha puntato ad evidenziare ogni possibile e necessaria fiducia. Anche in un ambiente così particolare, infatti, si può continuare a sperare senza per questo far finta che il genere di vita attuale sia da considerarsi normale. Le vicende portate in televisione sono capaci di appassionare, ma anche di lasciare l’amaro in bocca e inducono a interrogarsi sul perché non si possano risolvere in tempi ragionevoli dei disagi così enormi. La prima puntata, andata in onda in concomitanza con la partita di Champions League Juventus-Aiax, ha raggiunto uno share inferiore alle aspettative, raccogliendo soltanto il 13%, risultato piuttosto misero per la prima serata di Rai 1. Probabile un miglior esito nelle prossime puntate.

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