I catastrofismi di “Scala Mercalli”
Ci vuole molto coraggio per intrufolare il sabato sera, tra le coppie ballerine di Rai Uno e le sceneggiate strappalacrime di Canale 5, un programma che invece parla di ambiente. Scala Mercalli su Rai Tre tenta comunque l’azzardo.
Il titolo non richiama solo il cognome del conduttore ma anche il sistema di misura che indica l’intensità di un terremoto...
Ci vuole molto coraggio per intrufolare il sabato sera, tra le coppie ballerine di Rai Uno e le sceneggiate strappalacrime di Canale 5, un programma che invece parla di ambiente. Scala Mercalli su Rai Tre tenta comunque l’azzardo.
Il titolo non richiama solo il cognome del conduttore ma anche il sistema di misura che indica l’intensità di un terremoto; e di eventi capaci di sconvolgere la faccia della terra, il programma, in onda dalla sede Fao di Roma, è zeppo. Il cinquantenne presentatore torinese, sempre impettito davanti alle telecamere con l’immancabile farfallino al collo, quasi fosse il vezzo di un professorino tutto a modo, annuncia temi importanti che riguardano il futuro del nostro pianeta. Accanto ai suoi interventi da esperto, sono molti i servizi in esterna che raccontano le tante malattie che affliggono l’ecosistema del nostro pianeta. Davvero tante sono le informazioni che la trasmissione fornisce, molte delle quali assolutamente inedite o certamente poco divulgate, ma per la stragrande maggioranza di esse il telespettatore, naturalmente, non è in grado di crearsi un proprio metro di giudizio. Solo i cultori della materia hanno i criteri per verificare se quanto proposto sia davvero scientificamente inoppugnabile. Cifre e considerazioni sembrano talmente allarmanti che molti critici in esse hanno rilevato un necrologio anticipato della Terra. Le notizie positive sono poche gocce in un oceano di disastri.
Non è mancato perciò chi ha definito Luca Mercalli un gufo del catastrofismo. Senza entrare nel merito dei temi affrontati, il tono usato è comunque troppo assertivo, quasi fosse costruito da idee già stabilite. Il lavoro di ricerca e di approfondimento di quanto detto, se effettivamente c’è stato, non compare per niente. Se la scienza procede per ipotesi e confronto tra teorie diverse, qui tutto questo è completamente assente. Non c’è, inoltre, alcuno sforzo per tradurre in un linguaggio comprensibile argomenti impegnativi e si preferisce procedere per slogan, frasi fatte che rischiano di cadere alla fine nella banalità: l’esatto opposto di ciò che vorrebbe il programma. Il meteorologo conduttore non ha capito che l’aria che smuove è per un circolo troppo ristretto di benpensanti che si fermano alla denuncia, senza proporre nulla di alternativo. Perciò il 5% di share della prima puntata della seconda serie fotografa benissimo la fetta di popolazione cui si rivolge la trasmissione. Pochi “eletti”, mentre per tutti gli altri, giudicati in blocco troppo superficiali e per nulla coraggiosi, non restano che le lacrime e i balli delle altre reti.