La Bibbia fonte di ispirazione per gli scrittori
Vincenzo Arnone
Bibbia e letteratura
Studium
pagg. 276 - 19,50 euro
Vincenzo Arnone, sacerdote agrigentino da lungo tempo trapiantato in Toscana, dove attualmente è parroco a Montebonello-Pontassieve, non lontano da Firenze, ha da sempre dimostrato una vivace sensibilità letteraria, che gli impegni pastorali non gli hanno impedito di coltivare. In lui l’incontro tra letteratura e religione ha avuto un esito felice: si è infatti dedicato con passione non solo all’insegnamento presso facoltà teologiche, ma anche alla scrittura creativa, producendo numerose opere di narrativa, teatro, poesia e saggistica.
Di recente, l’editrice Studium ha pubblicato un suo testo, nel quale vengono analizzate pagine della letteratura di tutti i tempi che sono state ispirate dalla Bibbia. È noto quanto fecondo sia stato il rapporto intrattenuto da molti scrittori famosi con i testi biblici: narratori e poeti di ogni tempo e luogo si sono abbeverati a essi ricavandone multiformi e variegate suggestioni. Nella parte introduttiva del suo scritto, Arnone sottolinea innanzitutto il valore letterario della Bibbia, sia come opera in sé sia come fonte di ispirazione. L’autore definisce infatti la Scrittura un grande codice artistico e un ricco contenitore di poesia.
La prima parte del saggio ha come oggetto il rapporto tra letteratura e Antico Testamento. In questa sezione, l’autore si occupa del Pentateuco, nel quale identifica la prima forma di romanzo; successivamente esamina gli scritti sapienziali e quelli profetici. Nel passare in rassegna una molteplicità di opere dense di richiami alle pagine veterotestamentarie, Arnone mostra una solida conoscenza della letteratura italiana e straniera che gli permette di spaziare tra gli scritti di prosatori e poeti assai diversi, tra cui, solo per citarne alcuni, Thomas Mann, John Milton, Luigi Santucci, Isaac Singer, Feo Belcari, Carlo Sgorlon, Erri De Luca, Giacomo Zanella, Vittorio Alfieri, Karol, Wojtyla e Fortunato Pasqualino.
Esaminando i vari testi, Arnone dimostra come i libri della Bibbia abbiano suscitato un enorme fascino nei grandi scrittori, cristiani e non, avvalorando così non solo la convinzione del rapporto assai stretto esistente tra letteratura e Bibbia, ma addirittura rafforzando l’idea espressa da Sgorlon, secondo il quale tutti, credenti e non credenti, abbiamo la parola biblica nel sangue. Pagine particolarmente interessanti sono quelle nelle quali vengono citati i passi in cui Dante accenna a personaggi del Vecchio Testamento; altre considerazioni significative emergono quando Arnone fa notare come Gerusalemme, la città di Davide, sede del tempio di Salomone, sia presente in alcune delle più belle pagine della letteratura, da quelle di Egeria, la famosa pellegrina del IV secolo, ai Padri della Chiesa, da Gustave Flaubert a Torquato Tasso, autore della celeberrima Gerusalemme liberata, da Abraham Yehoshua ad Amos Oz.
La seconda parte del volume è dedicata all’esame del rapporto tra letteratura e Nuovo Testamento. Arnone parte da lontano, intravedendo nel tragediografo greco Euripide addirittura una sorta di pagano “profeta” di Cristo che reclama una religione più pura, non sottoposta al capriccio degli dei o alle forze della natura. Una speciale attenzione viene dedicata alla produzione di Mario Pomilio, all’interno della quale spicca Il quinto evangelio che esprime magistralmente la perenne tensione del cristiano, sempre in bilico tra certezza e ricerca della Verità.
Tanti altri autori passano sotto la lente di Arnone, fra i quali è opportuno menzionare Benedetto XVI, Blaise Pascal, Alessandro Manzoni, Ernest Renan, Giovanni Papini, François Mauriac. Un’attenzione speciale è riservata alle figure di San Paolo e della Vergine Maria, che tanta parte hanno avuto nell’ispirare gli scrittori di ogni tempo.