L’alta contagiosità dell’altruismo e della generosità
Giovanni Cucci
Altruismo e gratuità. I due polmoni della vita
Cittadella
pagg. 216 – euro 15,90
Homo homini lupus: anche chi non ha particolari competenze filosofiche conosce e cita spesso questa frase. Essa fu coniata dal commediografo latino Plauto, ma, se così si può dire, è stata portata al successo dal celebre pensatore britannico Thomas Hobbes. Il filosofo, vissuto fra il 1588 e il 1679, la usò per descrivere la condizione naturale dell’essere umano, che, a suo giudizio, è caratterizzata da un radicale egoismo, che fa sì che ciascuno voglia soddisfare qualunque suo desiderio, anche a costo di danneggiare i propri simili. A partire da tale amara e pessimistica concezione antropologica, Hobbes elaborò le sue note dottrine politiche, incentrate sulla giustificazione dell’assolutismo: infatti, secondo lui, soltanto un potere duro e particolarmente severo sarebbe stato in grado di far convivere uomini somiglianti a lupi.
Hobbes non è stato il solo a dipingere l’essere umano dominato dall’egoismo: si pensi, per esempio, a Niccolò Machiavelli, che fu un disincantato e aspro sostenitore della rapacità dell’uomo, e a tanti altri filosofi e scrittori che non hanno esitato a descrivere l’uomo come l’animale più feroce mai apparso sulla terra. In questo suo recente bel libro il padre gesuita Giovanni Cucci, professore di filosofia e di psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana e membro del Collegio degli Scrittori de La Civiltà Cattolica, contesta con decisione le tesi di cui si è detto, senza per questo sostenere, come egli stesso afferma, una visione irenica e ingenua della vita. L’egoismo esiste – sarebbe impossibile negarlo –, ma esso non costituisce la componente prima ed essenziale dell’animo umano. Cucci è consapevole che “la tendenza a considerare l’egoismo come atteggiamento vincente della vita, anche se continuamente smentita, rimane stranamente radicata nell’immaginario collettivo”. In effetti, agli occhi di molti, sembra che l’uomo egoista finisca per avere la meglio sul suo simile altruista: in realtà, nessuna seria teoria scientifica giustifica questa convinzione. Alcuni studi recenti attestano il contrario, come ricorda l’autore: “Coloro che ottengono nella lunga durata i maggiori benefici sono le persone fedeli, coloro che stanno ai patti, non coloro che, credendosi più furbi degli altri, se ne approfittano. Il guadagno immediato ottenuto da questi ultimi viene in seguito pagato pesantemente e con gli interessi, con la solitudine, la cattiva reputazione e la sempre più grande difficoltà a risultare credibili e trovare aiuto nel momento del bisogno”.
Sfatato il luogo comune secondo il quale l’egoismo risulterebbe un’arma vincente nella “battaglia” della vita, padre Cucci scrive cose molto belle e significative in merito alla grande e positiva forza del bene, dell’altruismo e della gratuità. I pensatori del medioevo cristiano erano sicuri che il bene si diffondesse per sua stessa natura (bonum diffusivum sui): “La psicologia sperimentale – afferma padre Cucci – ha precisato questa verità: il bene è contagioso in maniera molto più forte del male, perché la gioia e la contentezza si diffondono in maniera molto più incisiva della tristezza, e trovano molte più persone disposte a diffonderla; e questo perché quando si è felici si possiedono molte più energie e motivazioni di quando si è arrabbiati e depressi”. Tuttavia l’altruista, colui che dona e si dona, corre sempre il rischio dell’incomprensione e della delusione: per questo motivo è necessario che egli possa fare affidamento su Qualcuno che gli garantisca che il bene fatto non andrà mai perso. Il Vangelo ci rassicura che l’amore e la carità riceveranno la loro giusta ricompensa: il Signore ci ha detto che qualunque cosa buona faremo a coloro che hanno bisogno è come se l’avessimo fatta a Lui. Dunque – conclude padre Cucci –, l’altruismo e la gratuità ci rendono più felici nell’al di qua e ci fanno pregustare la beatitudine eterna.