Anche alimentarsi richiede educazione
Andrea Segrè
Cibo
Il Mulino
Bologna 2015
pp. 120 – euro 12
“Al cibo bisogna ridare valore partendo dall’educazione”: questo è il messaggio che Andrea Segrè, professore di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna, impegnato da anni nella sensibilizzazione a livello nazionale e internazionale contro gli sprechi alimentari, vuole trasmettere ai lettori nel libro Cibo (Il Mulino, collana Parole Controtempo). Il cibo è argomento di dibattiti quotidiani in un’epoca in cui le ingiustizie legate alla sua distribuzione nel mondo sono paradossali: secondo le stime della Fao, sono circa un miliardo i sottonutriti, oltre un miliardo gli ipernutriti, sovrappeso e obesi, e 1,3 miliardi le tonnellate di cibo che ogni anno vanno buttate via e con cui si potrebbero sfamare due miliardi di esseri umani. Ecco allora un dizionario che attraverso 55 voci affronta la relazione che il mondo attuale – quello della velocità, dello stress, delle manie e delle diete – ha con il cibo. Un “lessico dislessico” lo chiama l’autore, e condisce con ironia il suo elenco di aggettivi. Abbiamo il cibo Abusato, di chi si nutre troppo e male, e quello Conservato dai moderni frigoriferi, che consumano energia e conservano quantità pazzesche di alimenti accumulati spesso alla rinfusa; il cibo Navigato, che viene giudicato dai food blogger e reso famoso grazie a internet, e quello Stellato, che ha per protagonisti gli chef, ormai divenuti autentici beniamini della televisione e non solo. Fino al cibo Zero, il più paradossale forse. Perché se da una parte può significare “a chilometro zero”, ossia prodotto e consumato nelle vicinanze, dall’altra indica l’assenza di qualcosa: zero calorie, zero grassi, zero zucchero, zero alcol.
Tutti questi nonsensi potrebbero sparire, secondo l’autore, se solo si cominciasse a rivalutare altre classificazioni. Cibo Medio, ad esempio: quello che sta in mezzo tra l’eccellenza stellata e rigorosamente costosissima e il cibo “spazzatura”, confezionato e pieno di conservanti. In altre parole quello che riporta alle vecchie e innumerevoli ricette della nostra cucina. E dunque si arriva al cibo più sano e giusto, quello Mediterraneo, che negli ultimi tempi sembra essere scomparso per lasciare spazio ad assurde diete fatte di integratori, ingredienti esotici, grassi animali. Quale sarà dunque la soluzione? Segrè ce la suggerisce alla fine di questo piccolo libro: “Voglio un cibo Educato, un solo aggettivo che non ha bisogno di tante parole di contorno. Questa è la vera sfida”. Per riappropriarsi dunque del diritto al cibo “e non del suo rovescio. Non solo per noi, ma per tutti”.