Io
il dono meraviglioso della sintesi che ci presenta il Vangelo: la riscoperta dell'"io" nel tu che mi sta di fronte e che di disvela il volto di Dio
Che Dio vada amato sopra ogni cosa non è una novità. Che il prossimo vada amato non è una novità. La novità evangelica è nel fare delle due, una sola cosa. Questa è la novità, intellettualmente indecifrabile. L’intelletto è una facoltà che conosce per distinzioni. La prassi risolve nell’unità le distinzioni. Nella prassi l’amore di Dio e l’amore per il prossimo sono la stessa cosa. Nella storia idolatrica che ci ha partorito, noi abbiamo inventato un mito, quello dell’interiorità. Abbiamo diviso il mondo interiore dal mondo esteriore. Ma il Dio dell’interiorità pura, il Dio dell’estraneità che si incontra nel momento in cui si fugge dal mondo, è un Dio idolo, non è il Dio di Gesù Cristo. E non è il Dio dell’uomo. Perché noi non possiamo realizzare un autentico cammino verso Dio se non passando da una relazione primordiale, costitutiva, che è il rapporto con l’altro, con il tu. Io nella mia interiorità sono un’astrazione; divento reale quando mi metto in rapporto con l’altro che è dinanzi a me. Allora, solo allora solo un io. (EB)
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento