Compassione
La compassione precede la passione, così è stato per Gesù, così è per ogno persona che viene a questo modno.
A Monreale è conservato un capolavoro superbo, il Cristo Pantocratore più affascinante che io abbia mai visto. È l’Onnipotente, il Sovrano di ogni cosa con la mano benedicente e la testa maestosa incentrata su un nimbo crucifero, simbolo della passione. Ha l’imponenza del giudice universale. Ma lo sguardo dolcissimo e pietoso racchiude la forza di Colui che consola il mondo devastato…
È Dio, ma un Dio che ha sofferto e conserva i segni indelebili della sofferenza.
Perché ha compatito. Lui ha voluto patire con me e come me, qualunque sia l’abisso della mia sofferenza e del mio dolore. “La compassione è la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità intera” dice Dostoevskij. Se viene a mancare, l’umanità precipita nell’abisso dell’autodistruzione.
Per questo è più importante la compassione che la passione: se Cristo non avesse compatito, non avrebbe di certo patito.
Al crepuscolo di questo straordinario Giubileo della Misericordia, S. Agostino (anche lui un ladrone graziato) si chiede: “Che cosa è la misericordia? Un caricarsi il cuore di un po’ di miseria altrui”. Altrimenti la nostra fine è segnata e anche noi – preti e laici – “siamo come le maestre e le puttane: ci innamoriamo alla svelta delle creature. Se poi le perdiamo per strada, non abbiamo tempo di piangere” (d. Milani).
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